Roma. Anfore e vasi a figure rosse, frammenti architettonici, monete italiche. Sono oltre 2 mila i beni archeologici sequestrati dai carabinieri dei beni culturali nella maxi operazione in corso in tutta Italia, con 142 decreti di perquisizione emessi dalla Dda di Napoli ed eseguiti in decine di città e piccoli centri, da Caltanissetta a Pordenone.
Tra i beni sequestrati ci sarebbero anche reperti appartenenti al patrimonio di Gela. Il sovrintendente regionale al Mare Sebastiano Tusa ha ringraziato pubblicamente i carabinieri. Lo stesso Tusa ha annunciato che i lingotti ritrovati invece nel mare di Bulala un mese fa saranno esposti al parco archeologico di Gela.
Intitolata «Artemide», l’indagine è partita dal furto di una porzione di affresco dalla Casa di Nettuno a Pompei e punta, spiegano gli investigatori, alla disarticolazione «di un gruppo strutturato, operante nell’intera Italia meridionale (particolarmente Campania e Puglia), dedito agli scavi clandestini, alla ricettazione e all’illecita commercializzazione di beni culturali».
Le operazioni, ancora in corso, avevano già consentito, nelle fasi preliminari dell’inchiesta, il recupero di 874 reperti archeologici e l’arresto di tre indagati in collaborazione col Gruppo Patrimonio Historico della guardia civil. Tra i beni sequestrati anche metal detector e utensili per la ricerca e lo scavo clandestino.