Mafia e slot machine, 21 ordinanze: arrestati anche 3 poliziotti e 2 finanzieri

 
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Caltanissetta. Ci sono anche sei rappresentanti delle forze dell’ordine tra i destinatari delle 42 misure cautelari disposte dal Presidente della sezione Gip del Tribunale di Caltanissetta Maria Carmela Giannazzo, su richiesta della Procura antimafia di Caltanissetta.

L’operazione, denominata “Les jeux sont faits 2” ha portato all’arresto non solo i promotori di una truffa legata al mondo delle scommesse, ma anche a rappresentanti delle forze dell’ordine.

In carcere, infatti, sono finiti l’assistente capo della polizia in servizio presso la questura Agostino Longo, il funzionario della polizia postale Michele Campione, il maresciallo della guardia di finanza, attualmente assegnato alla sezione della polizia giudiziaria della procura nissena, Francesco Nardulli, il sottufficiale della finanza Matteo Saracino, la guardia penitenziaria Giuseppe Messina e il vigile urbano Alfredo D’Anna.

Le indagini hanno evidenziato come, anche a Caltanissetta e nei centri limitrofi, Cosa Nostra, mostrando spirito imprenditoriale, grandi capitali e visione industriale del business, sia riuscita grazie ai componenti della famiglia Allegro quasi a monopolizzare il mercato delle macchinette ponendo in essere nel contempo una ingente appropriazione di somme destinate all’Erario.

Le misure comprendono 19 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 2 arresti domiciliari e 21 provvedimenti di interdizione dall’esercizio dell’attività di impresa, queste in particolare emesse nei confronti degli esercenti di bar e circoli dove si trovavano posizionate le macchinette elettroniche da gioco, alterate e non collegate con la rete dei Monopoli di Stato.

Avvisi di garanzia hanno raggiunto altri militari della Guardia di Finanza e alcuni dipendenti civili del ministero dell’Interno. A capo del milionario giro d’affari ci sarebbero tre fratelli imprenditori, Matteo, Salvatore e Luigi Allegro, arrestati anche con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Dello stesso reato risponde il sottufficiale degli agenti di custodia. Corruzione, concussione e frode informatica i reati contestati.

La presunta organizzazione avrebbe monopolizzato il settore dei videogiochi, costringendo gli esercenti a installarli nei loro locali. Con un telecomando o un codice segreto, gli apparecchi si trasformavano in slot machine o videopoker, che eludevano il fisco con incassi in nero e nello stesso tempo riducevano l’ammontare della vincita.

 

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