Gela. “Almeno il novanta per cento delle aziende locali che producono scarti di ferro erano sottoposte ad estorsione per la raccolta”. Il pm della Dda di Caltanissetta Matteo Campagnaro ha ricostruito il presunto sistema del gruppo Alferi. Avrebbero monopolizzato la raccolta del ferro, imponendosi con le minacce e la capacità criminale. Il magistrato, al termine della requisitoria, ha però chiesto la condanna solo nei confronti di Francesco D’Amico e Rosario Consiglio. Dieci anni e tre mesi di reclusione ciascuno, seppure una delle contestazioni sia stata derubricata a violenza privata e sia stata chiesta l’assoluzione per altri capi d’accusa. Il pm ha parlato del “potere del ferro”, riprendendo quanto sostenuto dal collaboratore di giustizia Emanuele Cascino, ex pupillo di Alferi. L’assoluzione è stata invece chiesta per Francesco Alma, Giuseppe Vinci, Gianfranco Turco e Mirko Felice Turco. Non ci sarebbero elementi per collegarli ai furti e alle intimidazioni, inizialmente ipotizzate dall’accusa. Vinci, inoltre, non avrebbe mai fatto parte dell’organizzazione criminale. Parte civile si è costituito l’imprenditore Emanuele Mondello, tra quelli che avrebbero subito furti da due imputati. Il legale, l’avvocato Vittorio Giardino, ha chiesto la condanna dei coinvolti. I difensori, gli avvocati Salvo Macrì, Nicoletta Cauchi e Carmelo Tuccio hanno illustrato uno spaccato che invece non si conforma alle risultanze d’indagine. Hanno nuovamente messo in discussione l’esistenza di un gruppo mafioso, capeggiato da Peppe Alferi, né ci sarebbe stato un potere intimidatorio tale, da permettere di aggiustare anche il mercato locale della vendita di angurie, altro target ricostruito dagli inquirenti.
“Consiglio nel corso degli anni ha subito quindici attentati, gli sono state bruciate le auto e proprio su ordine di Alferi – ha detto l’avvocato Macrì – solo questo fattore dovrebbe contribuire a chiudere il processo”. L’ambulante, stando alla difesa, sarebbe stato vittima del gruppo e non affiliato. Alla prossima udienza, toccherà all’avvocato Flavio Sinatra concludere per i suoi assistiti e il collegio penale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Marica Marino e Silvia Passanisi) emetterà la decisione.