Gela. C’è ancora tanta rabbia tra i residenti di via Pisticci. Il giorno dopo l’incendio che ha costretto una intera famiglia a cercare riparo da amici e parenti monta l’ira di chi è costretto a combattere un nemico invisibile.
L’appartamento della famiglia di Giuseppe Gennaro è inagibile. L’incendio di giovedì notte al box garage si è propagato fino al primo piano della palazzina dove vivono 14 famiglie. Da quella notte Gennaro, la moglie e i suoi figli sono costretti a dormire a casa di amici. Adesso però i residenti di Macchitella, e non solo loro, chiedono che quell’incendio sia considerato un atto “terroristico” e non uno dei soliti roghi che finiscono nel dimenticatoio, ad allungare il triste elenco di episodi senza colpevoli.
Ieri mattina un gruppo di cittadini, e componenti dell’associazione Macchitella hanno incontrato il sindaco Angelo Fasulo. Lo hanno atteso proprio in via Pisticci. In un momento di rabbia anche il primo cittadino è finito nel mirino dei residenti. “Quando ho chiesto l’intervento dello Stato non era una semplice provocazione – ha detto Fasulo – siamo stanchi di subire questi attacchi. La città ha fatto tanti sforzi per cambiare e tutti vogliamo serenità”.
Due settimane fa comitati spontanei di cittadini e movimenti hanno sfilato per dire no alla violenza. Eppure ci sono bande di balordi che vogliono tenere sotto scacco una intera comunità. Domenico Messinese, presidente del comitato di quartiere Macchitella, invoca sicurezza. “Serve un maggiore controllo del territorio – dice – non è la prima volta che a Macchitella accadono episodi del genere e non possiamo assistere inermi a questo scempio”. Infuriato anche Luigi Calà, presidente dell’associazione Macchitella. “Gli incendi si susseguono e i terroristi si fanno sempre più audaci, i danni sempre maggiori, certi dell’impunità – dice Calà – Non a caso uso le parole terrore e terroristi. Perché di questo infine si tratta. Terrorismo. Si potrebbe ipotizzare che si attivino per chiedere di attingere al fondo risarcitorio per le vittime di terrorismo, per aiutare chi rimane senza casa, senza auto. Si potrebbe ipotizzare. Ma non si può. Siamo soli. Alla Gela che si è abituata devo chiedere di svegliarsi, e lo chiedo anche alle forze politiche, ma non certo a quelle rappresentate in consiglio comunale, quelli sono troppo occupati. A tutti gli altri chiedo di organizzare una resistenza a questa moderna barbarie. Mi appello a tutti i gelesi che si sentono ancora vivi, che vogliono una comunità “normale”. È il momento di dare il giusto nome ai fatti: terrorismo. E se le istituzioni, la politica, non è in grado di fermarlo, è giusto che le vittime vengano risarcite adeguatamente. Il territorio è in balia dei terroristi: andiamo in piazza a chiedere l’intervento dell’Esercito. Vogliamo essere protetti e vogliamo liberare risorse umane in modo che la procura ne possa disporre per le indagini.
Vogliamo che chi svolge le indagini venga aiutato col massimo sforzo, perché quello che accade a Gela non è meno pericoloso delle bombe di mafia o dei terroristi e mina le stesse basi della vita civile”.