Gela. La possibilità di una nuova perizia sulle tracce di dna rilevate all’interno dell’automobile verrà valutata solo successivamente dal collegio penale del tribunale (presieduto dal giudice Miriam D’Amore e a latere Tiziana Landoni e Angela Di Pietro), davanti al quale sono a processo tre giovani. Per ora, non è stata accolta. Gli imputati sono ritenuti responsabili di una presunta violenza sessuale ai danni di una donna, che sarebbe stata costretta a salire sulla vettura, per poi essere condotta in una zona piuttosto isolata, lungo via Dell’Acropoli. Secondo gli investigatori, lì avvenne lo stupro. In aula, i giudici hanno comunque autorizzato la nuova testimonianza dei carabinieri intervenuti e di un vicino di casa che accompagnò la sorella della vittima sul luogo del ritrovamento. La donna sarebbe stata costretta con la forza a salire sull’auto, con i tre già a bordo, per poi essere condotta nella strada appartata. La violenza l’avrebbe subita all’interno della vettura. Le nuove richieste, compresa quella della perizia tecnica, sono state formulate dal pm Mario Calabrese, che ha spiegato le ragioni a fondamento della scelta di proporre ulteriori elementi di prova.
I difensori dei tre giovani, gli avvocati Mariella Giordano e Calogero Giardina, si sono invece opposti ad un ulteriore approfondimento istruttorio, ritenendo già sufficienti gli elementi maturati. Escludono che in quell’auto si sia mai consumata una eventuale violenza sessuale ai danni della donna, che una volta accompagnata all’ospedale “Vittorio Emanuele” apparse piuttosto scossa da quanto era accaduto.