Gela. “E’ un’associazione mafiosa”. La procura generale ha chiesto di rivedere il verdetto emesso in primo grado dal collegio penale del tribunale di Gela nei confronti degli imputati, coinvolti nell’inchiesta “Redivivi”. Sono pesanti le richieste formulate davanti ai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta. Non sono stati solo i difensori ad impugnare il verdetto di primo grado, ma il ricorso è stato formalizzato anche dalla procura generale nissena. Al termine del dibattimento di primo grado, il collegio gelese escluse l’esistenza di un’organizzazione mafiosa, capace di controllare il settore della raccolta della plastica nelle aree rurali e le guardianie, facendo comunque riferimento al “metodo mafioso”. Ora, invece, la linea esposta dal procuratore generale fa leva proprio su una struttura mafiosa, con al vertice la famiglia Trubia. Diciannove anni di reclusione sono stati chiesti per Vincenzo Trubia, sedici anni per Davide Trubia, Nunzio Trubia e per Rosario Trubia (1990), tredici anni per Ruggiero Biundo e undici anni per Simone Trubia, Luca Trubia e Rosario Caruso. In primo grado, un verdetto di condanna era stato pronunciato anche nei confronti di Rosario Trubia (1989). Per lui. la procura generale chiede un anno di reclusione.
Quanto sostenuto dai banchi d’accusa è stato confermato dai legali di parte civile che assistono gli operatori ritenuti vittime, l’associazione antiracket “Gaetano Giordano”, la Fai e l’associazione Codici. Sono rappresentati dagli avvocati Giovanni Bruscia, Giuseppe Panebianco e Mario Campione. Parte civile è anche il Comune, con il legale Marco Granvillano che concluderà alla prossima udienza. Le difese, però, sono convinte che non sia mai esistito un gruppo Trubia, collegato alla struttura criminale di cosa nostra. Gli avvocati Flavio Sinatra, Cristina Alfieri, Carmelo Tuccio e Nicoletta Cauchi hanno prodotto altre sentenze e documenti. La difesa di Ruggiero Biundo, sostenuta dall’avvocato Tuccio, ha già esposto le proprie conclusione, respingendo la presunta appartenenza dell’imputato ad un’eventuale organizzazione mafiosa. Gli altri difensori interverranno durante le prossime udienze.