ROMA (ITALPRESS) – Bisogna “eliminare definitivamente gli aumenti delle aliquote IVA previsti nel prossimo biennio. Tradotto in numeri, 51 miliardi di maggiori imposte”. Lo ha detto il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, nella sua relazione all’Assemblea 2019. “Apprezziamo certo le rassicurazioni sul disinnesco delle clausole, che spesso riceviamo da illustri esponenti del Governo. Ma siamo e restiamo preoccupati. Siamo preoccupati perché vanno spiegati bene agli italiani quali passi concreti si stiano facendo per il recupero di risorse per evitare gli aumenti dell’Iva”. Secondo il Centro Studi di Confcommercio, infatti, nel 2020 per l’Italia c’è il rischio di una crescita zero con un impatto negativo di 0,4-0,5% sul Pil.
“Aumentare le tasse porterebbe dalla stagnazione alla crisi conclamata – ha avvertito Sangalli – quindi alla riduzione del Pil e dei consumi e al peggioramento del quadro di finanza pubblica. Un film già visto, peraltro mediocre, con il finale scontato di istituire, per il futuro, nuove clausole per coprire nuovo e ulteriore deficit. Usciamo da questa trappola, mentale prima che contabile. Per questo, sull’Iva non abbassiamo la guardia, né oggi, né domani, né mai”.
Secondo il numero uno di Confcommercio servono “realismo e saggezza, anche alla luce delle poco confortanti prospettive cristallizzate nell’ultimo DEF, dove si riconosce la necessità di spingere in alto la crescita. Purtroppo, non basta quello che si sta già facendo. Lo stesso governo ammette che gli effetti dei decreti crescita e sblocca cantieri non dovrebbero andare oltre qualche decimo di punto di PIL nel triennio 2019-2021. Gli stessi obiettivi citati nel DEF sono ineccepibili. Ma – ha proseguito – i circa 43 miliardi di euro destinati, nel triennio 2019-2021, al finanziamento del reddito di cittadinanza e di quota 100 determinerebbero una crescita aggiuntiva per non più dello 0,7%”.
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