Gela. Gioco d’azzardo in preoccupante aumento in città ma nessun caso è stato segnalato come “ludopatia” nei centri specializzati. Eppure la patologia è accertata scientificamente. C’è la donna che per far quadrare i conti a fine mese affoga il bisogno tra “Gratta e Vinci”, numeri al lotto e “Bingo”: creando una “dipendenza senza droga”.
La crisi c’è ma al gioco non si rinuncia. Questo è il bilancio di un’inchiesta che delinea una città pazza per il gioco. “Al centro servizi per le dipendenze patologiche non si è mai registrato alcun caso – ha detto il responsabile del Sert Placido La Rosa- qualora ci fosse la necessità di cure specifiche, mancherebbero comunque gli specialisti nella struttura”. Non è rilevante di che gioco si tratti, l’importante è scommettere. Non a caso, nel territorio gelese negli ultimi tempi le attività commerciali chiudono e aprono sempre più centri scommesse. La dipendenza non è strettamente collegata al gioco, come si potrebbe pensare, quanto più all’azzardo. Sono infatti ricorrenti i casi in cui il giocatore si accanisce azzardando un importante quantitativo di denaro. Anche la percentuale degli uomini che soffrono di “ludopatia” non certificata è alta. I centri scommesse e i bar con internet point sono affollati soprattutto quando arrivano pensioni e stipendi. Economie familiari rovinate da scommesse, slot machine e giochi d’ogni tipo. Il profilo del giocatore d’azzardo lo si riconosce quando non riesce più a smettere neanche davanti a grosse perdite, affettive ed economiche. Inizia quindi a seguire un sogno o un’intuizione che il più delle volte arriva ma che a lui non basterà mai. Anche i minori vengono attratti dalle lusinghe delle slot machine o dai giochi online, complici le campagne pubblicitarie autorizzate. Oggi, il gioco d’azzardo è diventato “per tutti”, non c’è distinzione di sesso o di età e di certo i correlati rischi non fanno sconto a nessuno.
