“Dopo vittoria La Rosa si fece passeggiata con Giugno”, Crocetta in aula: ex sindaco, “non è vero”

 
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Versioni discordanti sui rapporti tra La Rosa e Giugno

Gela. “Venni a sapere che il lunedì successivo alla vittoria elettorale, La Rosa fece una passeggiata con Giancarlo Giugno. Mi risulta che Giugno era a festeggiare per la sua vittoria”. Dopo non essersi presentato in aula alla precedente udienza, l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta ha parlato davanti al collegio penale del tribunale di Gela, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Marica Marino e Tiziana Landoni). E’ stato sentito come testimone nel giudizio avviato a seguito dell’inchiesta “Polis”, condotta per fare luce sulla presunta ingerenza dei boss niscemesi e gelesi durante le amministrative del 2012, concluse con l’affermazione elettorale di Francesco La Rosa, a processo insieme ai gelesi Carlo Attardi e Giuseppe Attardi e Salvatore Mangione, Giuseppe Mangione, Francesco Alesci e Francesco Spatola. Il pm della Dda di Caltanissetta Luigi Leghissa ha chiesto all’ex governatore siciliano ulteriori particolari su un comizio tenuto durante quella campagna elettorale, a supporto dell’altro candidato Giovanni Di Martino. “Mi informarono del fatto che un candidato gelese si stava presentando per il consiglio comunale a Niscemi – ha spiegato riferendosi a Carlo Attardi – pensai che non avrebbe ottenuto molti voti. Invece, mi dissero che aveva tanti voti. Operai niscemesi lavoravano per la sua azienda. Mi sembrava strano. Un’azienda gelese avrebbe dovuto assumere soprattutto personale locale”. In realtà, Carlo Attardi e il padre Giuseppe operano per conto della Tia, gruppo internazionale che si occupa di bonifiche ambientali, con importanti appalti in Francia. Gli inquirenti sono convinti che venissero promesse assunzioni in cambio dei voti per Attardi e che comunque chi ne era alle dipendenze avrebbe dovuto garantire sostegno elettorale all’allora candidato (poi risultato il più suffragato in assoluto). “Conoscevo il padre di Attardi – ha proseguito Crocetta – vivevamo nello stesso quartiere. Avevo un’idea molto positiva della famiglia”. Crocetta ha toccato l’aspetto della presenza della criminalità organizzata a Niscemi. “E’ una roccaforte del clan Emmanuello – ha proseguito – Paolo Rizzo? Il suo studio associato aveva influenza sulla vita politica in città. Dalle intercettazioni che lo riguardarono, ricordo di aver letto che ad una sua paziente una volta spiegò che non doveva continuare a dire che vivesse in via Borsellino, altrimenti non le avrebbe fatto la ricetta. Indipendentemente da chi appoggiasse a quelle elezioni, il mio giudizio politico non cambia. Anche Giancarlo Giugno ha avuto una pesante influenza. Una vola, lo trovai in un bar a Niscemi, durante la Sagra del Carciofo. Mi guardava male, insieme ad alcuni picciotti. La scorta mi fece allontanare e loro continuarono a seguirmi. I poteri forti hanno sempre avuto un ruolo nella vita amministrativa di Niscemi”. L’ex sindaco, rispondendo invece alle domande dei difensori, ha ammesso di non sapere che tipo di attività venisse svolta dall’azienda per la quale operano gli Attardi. “Il cognato di Giugno eletto nelle liste di Di Martino? Non lo sapevo – ha continuato – per me, non cambia nulla. Avrebbero potuto segnalarmelo”. Dopo la sua testimonianza, l’ex sindaco La Rosa, presente in aula, ha chiesto di rilasciare dichiarazioni spontanee. “Non ho mai passeggiato con Giancarlo Giugno – ha replicato a quanto dichiarato da Crocetta – non avremmo avuto nulla da dirci, perché siamo distinti e separati”.

L’udienza tenutasi questa mattina al palazzo di giustizia di Gela è stata un susseguirsi di esponenti (ancora in carica o ex) dell’amministrazione comunale niscemese. “Inizialmente, collaborai con La Rosa come avvocato del Comune – ha detto l’attuale primo cittadino Massimiliano Conti – poi, venni indicato come tecnico in giunta. Nel settembre del 2015 mi disse che dovevo dimettermi. C’era la necessità di dare spazio ad altri gruppi. Pensavo di poter rimanere in carica fino al termine del mandato. Venni sostituito da Carlo Attardi, mentre il posto di Massimiliano Ficicchia lo prese Giuseppe Giugno. Sui voti ad Attardi c’era una voce di popolo legata alle assunzioni. La stessa voce c’era anche alle amministrative del 2017. Lo denunciammo pubblicamente su facebook, parlando degli amici che venivano dalla Francia. Segnalai un caso all’ispettore di polizia Francesco Marino. Conoscevo Attardi. Dopo aver preso il mio posto in giunta, cercò di intestarsi i meriti di un progetto sul quale avevo lavorato giorno e notte. Poi, non ebbi più rapporti”. La difesa di Carlo Attardi, sostenuta dall’avvocato Flavio Sinatra, ha approfondito ulteriori aspetti, rivolgendosi a Conti “Sì, è vero. Partecipai alla festa di laurea di Attardi nel 2014 – ha proseguito il sindaco – chiesi anche a Daniele Cona, politicamente vicino ad Attardi, di entrare a far parte del mio progetto politico per le amministrative e di lasciare quel gruppo. Non accettò. Pure nel 2017 c’era la stessa voce di popolo sulle assunzioni in cambio di voti, anche se Attardi non era candidato”. Da quanto emerso durante l’udienza, sarebbe in corso un’altra indagine estesa proprio alle amministrative del 2017, che portarono alla vittoria di Conti. E’ probabile che gli inquirenti stiano cercando di verificare se l’aspetto delle promesse di lavoro in cambio di voti si sia poi concretizzato, appunto anche nella corsa elettorale di due anni fa. In aula, come testimoni, sono stati sentiti Massimiliano Ficicchia, Pietro Stimolo, Adelaide Conti, Luigi Gualato, Luigi Virone, Sonia Alessi, Sergio Artesi e Salvatore Amato. Il Comune di Niscemi è parte civile (rappresentato dall’avvocato Massimo Caristia), su scelta dell’amministrazione Conti. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Maria Concetta Bevilacqua, Gino Ioppolo, Giuseppe D’Alessandro, Rocco Di Dio e Claudio Bellanti.

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