L’inchiesta antimafia “Compendium”, condanna confermata in appello per operaio: verso nuovo ricorso in Cassazione

 
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Immagine repertorio

Gela. La difesa attende di valutare le motivazioni, ma quasi sicuramente si rivolgerà di nuovo ai giudici della Corte di Cassazione. E’ stata confermata infatti la condanna a quattro anni e dieci mesi di reclusione nei confronti dell’operaio quarantaquattrenne Claudio Lo Vivo, dieci anni fa ormai coinvolto nell’inchiesta antimafia “Compendium”. I pm della Dda di Caltanissetta lo accusavano di aver fornito armi ai clan. Le contestazioni più pesanti, compresa quella di associazione mafiosa, caddero già in primo grado e l’entità della condanna venne ridotta solo nei suoi confronti. Per gli altri coinvolti, compresi alcuni dei capi storici del clan Emmanuello, i verdetti sono ormai definitivi. Nell’aprile di un anno fa, proprio la Cassazione aveva rinviato di nuovo ai giudici d’appello di Caltanissetta per rivedere la posizione di Lo Vivo, soprattutto rispetto al presunto favoreggiamento ai clan. Ipotesi che la difesa, sostenuta dall’avvocato Vittorio Giardino, ha sempre escluso. Sono caduti episodi di presunti passaggi di armi e per il legale ci sarebbe da valutare la prescrizione, visto il tempo ormai trascorso. Secondo la linea portata avanti, non ci sarebbero elementi certi per ritenere che l’imputato abbia mai favorito i gruppi di mafia.

Tutti aspetti esposti nel giudizio d’appello bis. I giudici nisseni hanno però confermato ugualmente il verdetto, nonostante quanto indicato dalla Cassazione. A questo punto, la vicenda di Lo Vivo potrebbe finire di nuovo all’attenzione dei magistrati romani.

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