Lo sfogo di Ammirata: “Il grande calcio a Gela è morto per colpa della politica”

 
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Gela. Si diverte ad allenare i giovani, partendo dai pulcini, ma non dimentica il calcio maggiore. Ha ancora tanta rabbia dentro perché Gela ha perso il professionismo ed un presidente come Angelo Tuccio. Critica la politica gelese, accusata di aver fatto morire il calcio in città.

E’ un Fofò Ammirata a trecentosessanta gradi quello che risentiamo dopo qualche mese. Non ha perso smalto e motivazioni. Si guarda attorno e intanto allena i bambini del Macchitella calcio.

Ha coinvolto anche suoi ex allievi, come Nicola Vella ed Emanuele Docente. Crede nell’importanza del settore giovanile. Da lì bisogna ripartire. “Bisogna costruire una società partendo dal settore giovanile – dice il tecnico – Il Macchitella parte proprio dal lavoro con la scuola calcio, dove viene toccata anche la prima squadra.

Non si può improvvisare come in passato. Intanto la squadra di calcio non può essere gestita solo da un presidente. Va portava avanti in maniera diversa. Serve una organizzazione articolata. Accanto a un presidente serve un gruppo di collaboratori, dal responsabile dell’area tecnica ai giovani. Poi occorre una sinergia con le scuole calcio. Ci sono le gelosie e questo è un limite”.

Perché un allenatore che salvato una squadra in Prima divisione come un miracolo è senza occupazione?

“Ogni tanto me lo chiedo anch’io – ammette – in realtà avevo già firmato per il Gela, rinunciando ad altre proposte interessanti (Nissa e Vibonese). Mi sono ritrovato di colpo senza una società. La crisi nel calcio è come nel resto delle altre categorie e probabilmente ha inciso”.

Da dove si riparte a Gela?

“Il Macchitella sta diventando una bella realtà. Sto inculcando una mentalità nuova, ma è chiaro che si possono programmare stagioni di livello fino ad un certo punto. Poi servono investimenti. Lo stesso discorso vale per l’Atletico. Stanno facendo bene e se dovessero andare in Eccellenza avranno l’obbligo di provare subito ad andare in D, come hanno fatto Ragusa e Messina quest’anno. Gela con quello stadio non può stare in queste categorie”.

Ha cambiato idea sulle responsabilità di questo disastro sportivo?

“No. La politica non doveva lasciare solo uno come Angelo Tuccio. Ha onorato gli impegni economici con i tesserati anche dopo la scomparsa della squadra. Ogni tanto ci sentiamo. Il Gela gli è rimasto nel cuore, ma non poteva continuare da solo. Il mancato ricambio dimostra che dietro Tuccio non c’era niente, ed anche l’ingegnere Lisciandra se ne è reso conto”. 

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