“Sistema criminale per fagocitare imprese”, chiesti sette anni per Fasulo: “Anche collaboratori da condannare”

 
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E' stata chiesta la condanna di Fasulo e di tutti gli altri imputati

Gela. “Un sistema criminale ordito da Fabio Fasulo per fagocitare imprese”. Il pm Eugenia Belmonte, nel corso della sua lunga requisitoria, ha ripercorso le fasi dell’inchiesta “Spin off”, che poi condusse all’arresto del professionista e di una serie di presunte “teste di legno”. E’ pesante la richiesta di condanna formulata dal pubblico ministero per lo stesso Fasulo, sette anni e dieci mesi di reclusione. Secondo quanto sostenuto dal magistrato, sarebbe stato lui il vertice del “sistema”. Diverse società sarebbero state usate per un vorticoso giro di false fatturazioni e compensazioni non dovute (solo due capi di imputazione sono già prescritti). Ma vengono contestate anche ipotesi di falso e bancarotta. Nel corso della requisitoria, sono stati passati in rassegna tutti gli aspetti approfonditi dagli inquirenti. Le prime verifiche partirono dopo un esposto presentato dall’ex titolare di alcuni supermercati locali. Almeno teoricamente, Fasulo l’avrebbe dovuto assistere in una sorta di programma di rientro dal debito accumulato con il fisco. Per l’accusa, invece, avrebbe solo incassato il denaro versato dall’imprenditore, destinandolo pure ad “acquisti personali”. Anche sull’effettiva entità delle pendenze tributarie dell’imprenditore Fasulo avrebbe indicato cifre decisamente superiori rispetto a quelle effettive. Gli accertamenti vennero avviati dai finanzieri dell’aliquota di polizia giudiziaria e una fonte di prova decisiva sarebbe stato il computer sequestrato ad un’altra imputata, Virginie Bongiorno, stretta collaboratrice del professionista. Per lei, il pm Belmonte ha chiesto la condanna a due anni e sei mesi di reclusione. “Tutti hanno partecipato attivamente all’associazione promossa da Fasulo”, ha continuato il magistrato. Nel computer sarebbe stato trovato “un universo documentale”, che andrebbe a confermare l’intero quadro accusatorio. Monitorati anche i conti corrente personali, con trasferimenti consistenti, anche fino a centomila euro (ufficialmente parcelle per consulenze ritenute però inesistenti). Condanne sono state chieste anche per l’agrigentino Lorenzo Li Calzi (due anni e otto mesi di reclusione), Pietro Caruso (tre anni e quattro mesi) e Cristian Ciubotaru (due anni).

Sarebbero state le presunte “teste di legno”, che di volta in volta Fasulo avrebbe usato per amministrare le società finite al centro dell’inchiesta. Sia Li Calzi che Caruso, però, hanno escluso di aver mai avuto competenze per guidare le aziende. Sarebbero stati solo degli amministratori di facciata. Né a Fasulo né a Bongiorno sono state garantite le attenuanti, anche perché il pm ritiene che abbiano fornito versioni dei fatti non veritiere. Ha inoltre chiesto la confisca diretta di somme equivalenti a quelle accertate durante l’indagine e non inferiori a 892 mila euro. Stessa richiesta per l’ammontare sottratto al fisco. Oltre alle attività investigative degli inquirenti, una traccia di riferimento l’ha fornita un ex collaboratore dello studio di Fasulo, che ha deciso di svelare il presunto sistema illecito organizzato dal professionista. Domani, tocca alle difese concludere e il collegio penale del tribunale (presieduto dal giudice Miriam D’Amore e a latere Tiziana Landoni e Angela Di Pietro) emetterà il verdetto. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Davide Limoncello, Giusy Ialazzo, Cristina Alfieri e Angelo Cafà.

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