Gela. Completamente ribaltata dalla Corte d’appello di Caltanissetta, dopo l’annullamento deciso dai giudici di Cassazione. Niente condanna per l’imprenditore Fabio Fasulo, ma un verdetto di assoluzione dall’accusa di ricettazione. In base a quanto sostenuto dagli inquirenti, avrebbe girato ad altri un assegno, poi denunciato come smarrito. Partirono le verifiche e si giunse proprio a Fasulo, che nel tempo è stato coinvolto in altre indagini di tipo fiscale. L’imputato venne condannato a due anni di reclusione sia dai giudici del tribunale di Gela sia da quelli della Corte d’appello di Caltanissetta. Il legale di fiducia, l’avvocato Davide Limoncello, ha impugnato la sentenza in Cassazione, ottenendo l’annullamento con rinvio, nuovamente ai giudici nisseni. La difesa ha fatto emergere l’assenza di accurate verifiche sulla disponibilità dell’assegno e un ex collaboratore dell’imprenditore, chiamato a testimoniare, ha effettivamente ammesso che non fu lui a girare l’assegno al centro dell’indagine.
Dichiarazioni che hanno alleggerito la posizione dell’imputato, convincendo i giudici di secondo grado, come chiesto dal legale, a pronunciare un verdetto d’assoluzione, che chiude questa vicenda durata circa dieci anni.