Gela. Il sospetto dei pm della procura è che ci sia stata una presunta continuità tra quanto accaduto alla cooperativa Comeco, fino a qualche anno fa tra le più importanti dell’intero indotto di raffineria (poi fallita), e il subentro del gruppo Eurocoop. I vertici di quest’ultima società avrebbero incassato, senza averne diritto, incentivi per circa 340 mila euro, assorbendo una quarantina di ex lavoratori Comeco. I dubbi dopo il fallimento della Comeco non sono mai mancati e un gruppo di ex dipendenti, ormai sette anni fa, decise di presentare un esposto in procura, denunciando presunte irregolarità. Proprio a quell’esposto si è riferita il pm Sonia Tramontana, sentendo in aula due dei lavoratori che si rivolsero alla procura. A processo, c’è l’allora proprietario di Eurocoop, Silvio Pellegrino. Nel corso degli esami testimoniali sono emersi particolari delle assemblee dei lavoratori-soci di Comeco, chiamati a decidere sull’eventuale passaggio di un ramo d’azienda proprio ad Eurocoop. I pm, infatti, non escludono che potesse esserci una sorta di tacito accordo tra ex responsabili di Comeco e quelli di Eurocoop. I due operai che hanno testimoniato davanti al giudice Marica Marino non hanno negato che più dipendenti di Comeco avessero sollevato richieste di chiarimento sull’effettiva situazione economica della coop.
“Avevamo ancora un contratto quadro con raffineria per altri due anni – ha detto uno di loro – i pagamenti erano regolari, ad eccezione forse dell’ultimo anno. Ci venne però riferito di un debito che andava coperto”. L’altro testimone ha precisato che i lavoratori intenzionati a chiedere spiegazioni e documenti contabili, che poi presentarono l’esposto, non vennero assunti da Eurocoop, a differenza degli altri colleghi che invece votarono a favore del passaggio alla nuova società. Altri ex dipendenti dovrebbero essere sentiti alla prossima udienza.