La Tasi non passa, sì a debiti per 521 mila euro: “Tanto siamo trenta cretini…”

 
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Gela. Si deve scegliere l’aliquota da adottare per far pagare ai cittadini la Tasi, l’imposta per la copertura dei servizi indivisibili? Scoppia il caos politico tra i banchi del consiglio comunale e cade il numero legale. In sostanza, alla ripresa dei lavori del civico consesso, nulla di nuovo rispetto a ciò che era accaduto in aula prima della pausa estiva.

Anche in questo caso, infatti, non sono state risparmiate aspre critiche in direzione del presidente del civico consesso Giuseppe Fava. “Ma questo è modo di condurre i lavori in aula? – ha chiesto visibilmente contrariato il rappresentante del Nuovo Centro Destra Luigi Farruggia – evito di proseguire nel mio intervento”. Prima ancora dello sfogo del consigliere d’opposizione, Guido Siragusa dell’Udc e Giuseppe Manfrè del Pd avevano più volte chiesto al presidente Fava di accertare la sussistenza del numero legale. Davanti ad un primo diniego giunto da Fava, sono scattate le contestazioni insieme a quelle del consigliere di Articolo 4 Giuseppe Di Dio che chiedeva di avere la parola.
Alla fine dei conti, tutti scontenti, o quasi, e numero legale caduto.
La seduta verrà ripresa il prossimo martedì. Sulla Tasi e sull’esigenza di optare per un azzeramento dell’aliquota, di modo da evitarne il pagamento ai cittadini, era intervenuto il presidente della commissione comunale bilancio Nuccio Cafà. “La commissione – ha spiegato – ha adottato un indirizzo teso ad azzerare l’aliquota. Diamo un segnale positivo, anche se insufficiente, ai cittadini. Per questo motivo, chiedo al dirigente del settore di trovare risorse alternative per coprire l’azzeramento della tasi”.
Decisamente scettico, però, è apparso il dirigente del settore bilancio Alberto Depetro. “Già con l’aliquota all’uno per mille – ha replicato – avremmo potuto coprire servizi per circa due milioni di euro a fronte di un totale di quattro milioni e trecentosessanta mila euro. Il resto sarebbe dovuto provenire dai trasferimenti centrali agli enti locali. Adesso, però, questi sono stati ridotti e verrebbe a mancare una cifra non inferiore a 1,2 milioni”. Non sono neanche mancate le accuse rivolte dal capogruppo di Articolo 4 Terenziano Di Stefano nei confronti del sindaco presente in aula. “La maggioranza – ha detto – chiede stranamente di accertare se vi sia il numero legale. Purtroppo, l’amministrazione ci sta incastrando. La giunta ha approvato lo schema di bilancio e, adesso, rischieremmo di provocare un danno erariale modificando l’importo di eventuali entrare come quelle generate dalla tasi”.
Se ne dovrebbe riparlare martedì, in tempo utile comunque per un’eventuale modifica. Difficile, però, che i fedelissimi del sindaco possano accettare un passo indietro su questo fronte, facendo passare la linea d’opposizione e di una parte del Pd. Ma gli animi si erano già scaldati quando si è trattato di dare precedenza all’approvazione di due debiti fuori bilancio, per un totale di 521 mila euro, che altrimenti avrebbero determinato la nomina di un commissario ad acta regionale. In entrambi i casi, si è trattato di debiti prodotti da procedure d’esproprio poco virtuose, messe in atto per la realizzazione del complesso abitativo la Cittadella e finite successivamente tra le mani dei giudici civili e amministrativi.
Mentre i consiglieri Giuseppe Di Dio e Nuccio Cafà chiedevano di avere maggiori notizie sulla titolarità dei terreni espropriati, con l’obiettivo di evitare conflitti d’interesse, Terenziano Di Stefano ha calcato ulteriormente la mano. “In quest’aula – è intervenuto – stiamo votando per riconoscere debiti fuori bilancio da centinaia di migliaia d’euro sorti per assicurare villette a pochi cittadini. Intanto, sono risorse che sottraiamo ai servizi in favore dell’intera collettività. Ma i dirigenti hanno già avviato le procedure di rivalsa nei confronti delle cooperative che hanno usufruito di questi espropri?”.
L’esponente Udc Guido Siragusa, invece, ha posto l’accento sugli errori politici commessi in passato. “Sempre più spesso – è intervenuto – mi imbatto in molti smemorati. Vogliamo capirlo che la gran parte dei debiti fuori bilancio che oggi votiamo sono stati prodotti da altre amministrazioni? Non è questo il consiglio dei debiti. Adesso, molti si scandalizzano ma erano tra questi banchi quando si autorizzavano espropri a ventiquattro euro per metro quadrato quando, invece, i giudici ne riconoscono ben cento per metro quadrato”.
Il sindaco Angelo Fasulo, presente in aula, ha confermato di aver autorizzato i dirigenti ad avviare tutte le necessarie azioni di recupero sul fronte espropri. Proprio il centrista Giuseppe Morselli ha chiesto maggiori approfondimenti da parte degli uffici di Palazzo di Città mentre il democratico Rocco Giudice ha voluto rimandare al mittente qualsiasi accusa legata a presunti vantaggi ottenuti dai componenti del civico consesso.
“Quì – ha aggiunto – si vuole mettere in discussione la nostra onestà”. Speculazioni che sono state condannate anche da Luigi Farruggia del Nuovo Centro Destra. “Voterò questi debiti fuori bilancio a differenza di ciò che ho fatto in passato – ha precisato – perché sono un componente di questo civico consesso, anche se non sono stato coinvolto nelle richieste giunte dalla Corte dei conti, e ritengo che i miei colleghi non abbiano alcuna responsabilità. Anzi, hanno fatto solo il loro dovere”.
Che il caso dei debiti fuori bilancio, ma non solo, sia tra i temi di scontro all’interno del Partito Democratico è ulteriormente emerso dalla parole, al vetriolo, pronunciate in aula da Enrico Vella. “Altro che talebani che bloccano lo sviluppo della città – ha attaccato – noi, invece, siamo stati i veri amici del sindaco. Le contestazioni mosse dalla Corte dei conti le portiamo avanti da alcuni anni. Sarebbe questa la colpa dei talebani? Ci sono tante cose che non vanno. Perché i dirigenti non indicano, per filo e per segno, i costi degli affitti incassati dall’ente comunale rispetto agli immobili dati in gestione alle associazioni? Piuttosto che sabotare il consiglio comunale monotematico che avevamo chiesto sul tema, sarebbe stato utile presentare i numeri pretesi anche dai magistrati della Corte dei conti. Purtroppo, ogni dirigente agisce in autonomia. L’apparato burocratico non sa dialogare. Alla fine, a pagarne le conseguenze sono proprio i consiglieri comunali che non riescono ad ottenere tutela neanche dal presidente Giuseppe Fava. Siamo trenta poveri cretini che ancora danno credito a questo presidente che, addirittura, ci accusa e ci addita”. Il piatto è servito, gli schemi sono decisamente saltati.

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