“Ho denunciato la mafia”, Di Blasi nel processo a Crocetta: ex sindaco accusato diffamazione

 
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L'ex presidente della Regione Rosario Crocetta

Gela. “In mano ai mafiosi”. Così, in un’intervista al quotidiano “La Repubblica”, l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta definì Saverio Di Blasi, presidente dell’associazione Aria Nuova. Frasi che gli sono costate il processo, davanti al giudice del tribunale di Catania. “E’ uno che sistematicamente inventa storie, oggi è in mano ai mafiosi”, dichiarazioni che l’ex sindaco rilasciò dopo un’inchiesta del settimanale “Panorama” su suoi presunti contatti con esponenti gelesi di cosa nostra. Nell’inchiesta pubblicata dalla testata venivano riportate anche alcune affermazione proprio di Di Blasi. Il presidente dell’associazione ambientalista è parte civile nel giudizio catanese e a Crocetta viene contestata l’accusa di diffamazione. Di Blasi è stato sentito in aula e ha risposto alle domande del pm e a quelle del suo legale di fiducia, l’avvocato Nicola Condorelli Caff. Ha spiegato di essere del tutto estraneo a qualsiasi rapporto con esponenti delle cosche e anzi di aver sempre denunciato possibili infiltrazioni criminali, tanto da aver subito gravi ritorsioni, compreso l’incendio della propria automobile.

Ha raccontato inoltre di essere stato contattato anche da alcuni conoscenti che avevano letto le dichiarazioni di Crocetta sul suo conto. Sono diversi i precedenti tra i due e di recente l’ex presidente della Regione è stato assolto in primo grado (anche se la difesa di Di Blasi ha deciso di impugnare il verdetto) dall’accusa di averlo diffamato durante un comizio politico, tacciandolo di frequentare soggetti vicini alla criminalità organizzata.

1 commento

  1. Bisognerebbe stare molto attenti alle parole, specie se si pensa che i criteri che distinguono diffamazione da diritto di cronaca sono spesso suscettibili di interpretazione soggettiva. Come mostrano anche siti specializzati (tipo https://www.diffamazioni.it/) se il criterio della verità del fatto raccontato è (abbastanza) oggettivo, la sua rilevanza sociale e la continenza nel linguaggio (gli altri due requisiti del diritto di cronaca) hanno contorni molto più sfumati.

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