Gela. Una segnalazione giunse ai finanzieri del comando locale che iniziarono ad approfondire i rapporti di fornitura tra le aziende impegnate nell’appalto per la costruzione del parcheggio di Caposoprano e il titolare di una ditta che avrebbe garantito materiale idraulico ed elettrico. Per gli investigatori, ci sarebbero state operazioni anomale, con presunte false fatturazioni. Un’indagine che a molti anni dall’avvio di quel cantiere pubblico è arrivata a processo. I pm della procura muovono le loro accuse contro tre imputati. Si tratta del titolare dell’attività che avrebbe fornito materiali e dei responsabili delle aziende Tecnis e Cocann, che si erano aggiudicate gran parte delle commesse. In aula, i finanzieri che seguirono l’indagine hanno ripercorso i punti ritenuti decisivi per risalire alle presunte irregolarità fiscali. In base a quanto emerso, chi avrebbe dovuto assicurare le forniture non avrebbe avuto a disposizione una struttura tale da poter coprire le richieste. “A carico del titolare non risultavano neanche dipendenti”, ha detto uno dei finanzieri sentiti davanti al giudice Silvia Passanisi. Rispondendo alle domande del pm Geualda Perspicace, gli investigatori hanno precisato che segnalazioni su movimenti di denaro erano pervenute dalla filiale locale di Unicredit.
L’ipotesi è che il titolare della ditta di forniture si interponesse assicurando delle sovrafatturazioni ai titolari delle due aziende impegnate nell’appalto principale. I difensori, gli avvocati Giacomo Ventura, Rocco La Placa, Maria Elena Ventura e Michele Aliotta, invece, ritengono che non ci siano state irregolarità, soprattutto basandosi sugli importi comunque ritenuti esigui rispetto a quelli complessivi dell’intero appalto. Il procedimento, in ogni caso, potrebbe andare incontro alla prescrizione.