Gela. Dopo il ritrovamento di un bunker a Gela “grazie” all’incendio di un canneto, il noto storico Nuccio mulè dichiara di essere in possesso di mappe dove sono indicati i luoghi di ubicazione dei fortini nel territorio di Gela.
I fortini furono costruiti per formare un sistema di difesa costiera allo scopo di impedire o contrastare eventuali sbarchi nemici. Solo nell’abitato di Gela, fino agli anni Cinquanta, esistevano 31 fortini, di cui 25 allora con mitragliatrici e 6 dotati di pezzi anticarro.
Di essi rimangono solamente 6, compreso quello ricomparso sopra il porto rifugio, e si trovano ubicati nelle seguenti zone: a nord-est dell’Acropoli di Molino a Vento, in Contrada Carrubbazza vicino la scalinata prospiciente Via Niscemi, nell’area a est delle fortificazioni greche; 2 fortini nella zona di Piano Notaro. Si parla anche di un settimo fortino, che si dovrebbe trovare in un’area prospiciente Via Recanati o nelle sue vicinanze, ma, fino ad oggi, Mulè non è riuscito a trovarne l’ubicazione.
In città c’è la presenza di 31 fortini, a cui si fa riferimento nella mappa che facevano parte di un complesso di ben 186 postazioni ripartite nel territorio di Gela. Di tale enorme numero, tempo permettendo, si cercherà di fare una mappatura per capire quanti sono effettivamente rimasti. Intanto, coloro che fossero a conoscenza dell’ubicazione di fortini nelle campagne di Gela, sono pregati di mettersi in contatto con lo storico o con il redattore del giornale, pertanto, a tal scopo si forniscono contrade, con relative quantità di postazioni, dove è sicuro che esistano ancora dei fortini: Provinciale per Butera: 24 fortini; Contrada Spadaro – Strada Statale 117 bis: 15 fortini; Contrada Grotticelli: 3; Poggio Campanella: 9 fortini; Contrada Priolo: 18 fortini; Contrada Monacella 5 fortini; sulla statale 115 direzione Licata-Vittoria: n. 60 fortini.
“Adesso, del fortino ritrovato in Contrada Caricatore, si pone il problema cosa fare: deve rimanere così in questa posizione, oppure è opportuno alleggerirlo togliendone la terra e imbracarlo con una gru per farlo riemergere dal terreno in cui si trova infossato?- afferma Mulè- quest’ultima operazione sarebbe la più logica, pertanto, mi rivolgo all’Amministrazione Comunale affinché proceda in tal senso: non fosse altro per rendere fruibile un esempio di archeologia militare a portata di mano”.