Rifiuti pericolosi, incendi “tossici” e serre…costa trasformata in discarica: “Sin di Gela da ampliare”

 
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Lungo chilometri di costa vengono smaltiti rifiuti di ogni tipo

Gela. La fascia agricola trasformata, quella che congiunge il territorio locale alla provincia di Ragusa, è una lingua senza fine di serre, che si estendono per chilometri, a ridosso del mare. Una presenza che ormai dura da decenni e che ha reso quasi del tutto inaccessibile l’arenile, diventato invece un’enorme discarica di rifiuti speciali. Plastiche, scarti agricoli, sostanze usate per le coltivazioni e materiali di ogni tipo finiscono tra le dune. Il colpo di grazia, poi, arriva con gli incendi. Il fuoco viene considerato il sistema più semplice per smaltire questi rifiuti altamente pericolosi. Con la combustione, le sostanze tossiche finiscono in atmosfera. A tratti, un piccolo inferno si mangia una spiaggia che invece dovrebbe attrarre turisti, sia sul lato gelese sia su quello ragusano. Ovviamente, così non è. Adesso, la deputata regionale del Movimento cinque stelle Stefania Campo chiede che si prendano decisioni radicali, addirittura propone di allargare il perimetro del Sito d’interesse nazionale di Gela, una delle poche soluzioni per ottenere la bonifica di un tratto di costa diventato discarica di rifiuti tossici. “Il governo regionale non si è mai interessato alla vicenda – dice – tutti i nostri atti parlamentari sono rimasti lettera morta. Abbiamo presentato un’interrogazione per la salvaguardia del sito che non ha mai avuto risposta, una mozione che non è stata mai calendarizzata e il disegno di legge sulla regolarizzazione degli insediamenti serricoli nei contesti dunali e la riacquisizione del suolo demaniale marittimo che non è mai arrivato in commissione nonostante le tante sollecitazioni. Un Ddl che dava una grossa opportunità di regolamentare la questione anche rispetto al problema degli accessi al mare. Non ci siamo fermati a questo, ma abbiamo continuato a proporre emendamenti in finanziaria, purtroppo anche questi bocciati dalla maggioranza. Questi nostri interventi hanno fatto scattare i controlli del Nor del corpo Forestale della Regione siciliana, che non è proseguito a causa della mancanza di fondi. Abbiamo sottoposto la questione al ministro Costa, ma di fatto l’area è di esclusiva competenza della Regione, quindi al momento il governo nazionale non può far nulla. A meno che l’area non rientri nei Sin che in Sicilia sono quattro, di cui uno a Gela. Tenteremo un’azione forte e cioè chiederemo sia alla Regione che al Ministero, e lo faremo quando incontreremo il ministro Costa il 23 aprile a Milazzo, di istituire un nuovo Sin, considerato il massiccio rilascio nella zona di inquinanti chimici nonché lo smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi, o in un’ultima istanza di ampliare quello di Gela, dal momento che le correnti portano gli agenti inquinanti quasi esclusivamente in direzione di Macconi”.

Lo scempio della costa che si affaccia lungo la fascia agricola trasformata è stato più volte denunciato dai responsabili della Riserva Orientata Biviere, con Emilio Giudice che ha presentato diversi esposti alla magistratura. Il tratto gelese è a sua volta battuto da discariche di ogni tipo e dagli incendi di scarti tossici e plastiche, che infliggono colpi devastanti in un’area, solo sulla carta protetta. La deputata regionale, invece, un anno fa ha reso pubblico un video con immagini riprese proprio nella zona che ricade in contrada Macconi, nel territorio di Acate, diventata centro di smaltimento di rifiuti pericolosi.

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