MILANO (ITALPRESS) – «Carlo Freccero e Rai2 per me sono come Cleopatra e io novello Marcantonio non ho saputo resistere». Simona Ventura si rifà, con molta ironia, alla storia romana per raccontare la genesi del suo ritorno come conduttrice della sesta edizione di The Voice of Italy al via martedì 23 aprile. A volerla al timone del talent show, che firma anche come autrice, è stato il nuovo direttore di Rai2. «Era una domenica di dicembre, suona il telefono ed era Freccero, che mi ha detto: “Non farmi perdere tempo, vuoi fare The Voice con me?”», ha continuato Ventura felice del rientro. «Sento di appartenere a quest’azienda, è come se il gap di 8 anni non fosse mai passato. Loro avevano bisogno del mio entusiasmo, io del senso di appartenenza che mi dà la Rai». Con la Ventura, che confessa di essersi presa «qualche libertà nel format olandese» facendolo andare più nella direzione dello show, ci sono i quattro coach: Morgan, Elettra Lamborghini, Guè Pequeno e Gigi D’Alessio. «A The Voice vorrei insegnare il dissenso e l’autonomia”, anticipa Morgan anch’egli felice «di essere tornato all’ovile, perché la Rai è casa mia anche se sono stato messo alla porta in malo modo». Se per la Ventura Morgan è una certezza, Elettra Lamborghini è la sua «grande scommessa. Mi piaceva il suo latin pop, ho scoperto una ragazza di grande umanità. A lei viene naturale andare ad abbracciare i concorrenti che non vengono scelti». E se Pequeno, alla sua «prima esperienza mainstream» è felice che gli sia «stato riconosciuto il contributo dato alla musica urban», D’Alessio, ultimo arrivato dopo l’esclusione di Sfera ebbasta, respinge al mittente le domande scomode. «Non mi sento il sostituto di nessuno – taglia corto il cantautore napoletano -. Sono stato scelto, non mi sono proposto e quando mi scelgono non mi faccio troppe domande». La promessa di tutti è quella di lavorare per trovare una “voce” che possa sopravvivere al programma televisivo tra quelle dei concorrenti che accederanno al programma che non deve essere, s’infervora la Ventura, «una fabbrica d’infelici». In attesa delle 5 puntate di “blind audition” si sa che gli aspiranti al titolo “The Voice of Italy” sono in prevalenza donne, che il 60-70% canta in inglese e che tra loro ci sono molti autori che si accompagnano con uno strumento.
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