Gela. Presunte minacce di morte rivolte all’ex sindaco Angelo Fasulo e al padre. Le avrebbe pronunciate Saverio Di Blasi, presidente dell’associazione ambientalista Aria Nuova. L’ha spiegato proprio l’ex primo cittadino, sentito in aula davanti al giudice Antonio Fiorenza. Tutto si sarebbe verificato durante la protesta di alcuni lavoratori delle cooperative sociali, arrivati in municipio nel corso di una seduta di consiglio comunale. “Volevano parlare con me – ha detto Fasulo rispondendo anche allae domande del m Sonia Tramontana – quando finii di incontrarli, mi accorsi che nel corridoio c’era anche Di Blasi. Io non gli dissi nulla ma sentii che mi offendeva e si riferiva anche a mio padre, che in quel periodo era in cattive condizioni di salute. Quando uscii dal municipio, c’erano consiglieri comunali che mi dissero di aver sentito quello che era stato detto nei miei riguardi”. Di Blasi si sarebbe rivolto all’ex sindaco dicendogli “uccido te e tuo padre”. Una vicenda che in dibattimento viene affrontata insieme a quella del sit-in, organizzato proprio da due associazioni ambientaliste nei pressi di palazzo di giustizia. Con uno striscione, lo stesso Di Blasi, Emanuele Amato e l’ex dirigente del Comune Roberto Sciascia, lanciavano sospetti su presunte irregolarità nel settore della gestione dei rifiuti, chiedendo di indagare su Fasulo e sull’attuale commissario liquidatore dell’Ato Cl2 Giuseppe Panebianco. Entrambi hanno sporto denuncia per diffamazione e sono parti civili nel procedimento, rappresentati dagli avvocati Marco Granvillano (che assiste anche l’Ato Cl2) e Rocco Scicolone.
In aula, oltre a Fasulo, sono stati sentiti in qualità di testimoni anche Panebianco e l’ex presidente del consiglio comunale Giuseppe Fava. “Venni avvisato da mio fratello dello striscione esposto a poca distanza dal tribunale – ha detto Panebianco – e poco dopo la notizia fu pubblicata su un quotidiano on-line”. Fava ha invece ricordato alcuni particolari della seduta di consiglio comunale, da lui presieduta, nel corso della quale i lavoratori e alcuni sindacalisti chiesero di poter avere un confronto con l’allora sindaco Fasulo. Le difese degli imputati, sostenute dagli avvocati Salvo Macrì, Joseph Donegani e Sergio Sparti, invece, hanno a loro volta cercato di ricostruire quelle vicende, soprattutto nell’ottica di valutare l’eventuale ruolo dei loro assistiti.