Gela. Il verdetto nei confronti degli imputati che hanno scelto di farsi giudicare con il rito abbreviato dovrebbe arrivare ad inizio maggio. I legali di difesa dei coinvolti nell’inchiesta antimafia “Mutata arma” hanno esposto le loro conclusioni. Viene messa in dubbio la vicinanza di tutti gli accusati al gruppo Rinzivillo. Per gli investigatori, però, sarebbero stati loro gli armieri della famiglia, coinvolti inoltre nel traffico di droga. I pm della Dda di Caltanissetta hanno chiesto dodici anni di reclusione per Maich Vella, undici anni e quattro mesi per Davide Faraci, dieci anni e otto mesi per Graziano Vella, dieci anni per Salvatore Graziano Biundo, sei anni per Carmelo Vella, due anni e otto mesi a Davide Pardo (in continuazione con una precedente sentenza di condanna) e un anno per Andrea Tomaselli. Altri presunti complici, a loro volta finiti nell’inchiesta, sono già stati rinviati a giudizio. Gli avvocati Flavio Sinatra, Salvo Macrì, Cristina Alfieri, Giuseppe Fiorenza e Ignazio Raniolo hanno ribattuto alla versione resa in aula dai magistrati della Direzione Distrettuale antimafia.
Gli imputati sono stati seguiti per mesi dai poliziotti della mobile e da quelli del commissariato. Le armi, da quanto emerso, venivano anche modificate e poi testate in una sorta di improvvisato poligono, ricavato tra le campagne a ridosso della Gela-Licata.