Gela. Una crisi che va avanti ormai da alcuni anni e che ha travolto, con gravi conseguenze occupazionali, anche i dipendenti che prestavano servizio in città (circa settanta). Il giudice del tribunale di Caltagirone, su istanza avanzata dai legali di una delle dipendenti, ha decretato il fallimento di un’importante società di vigilanza privata, “Sicurezza Italia”. Un’emergenza che tanti lavoratori avevano già iniziato a comprendere messi addietro. La crisi acclamata risale all’inizio dello scorso anno. Il giudice fallimentare, nel provvedimento emesso, ha rintracciato una “situazione di difficoltà economica facente capo all’impresa intimata che appare tutt’altro che di natura momentanea”. Di recente, il gruppo ha pure subito un decreto di sequestro preventivo autorizzato dal giudice delle indagini preliminari del tribunale di Caltagirone per un importo che sfiora quasi i 3 milioni di euro. La massa debitoria complessiva si aggirerebbe intorno ai 26 milioni di euro.
Tutte condizioni che hanno convinto il magistrato a dichiarare il fallimento della società, che nel territorio locale ha spesso operato per enti pubblici e importanti aziende private, compresa Eni. Azienda che nel giudizio incardinato dall’ex dipendente non si è neanche costituita con i propri legali. Allo stesso tempo, è stata disposta la nomina di un curatore.
Adeso si nasconde come CS Polis indagate gente indagate