Gela. Seppur sottotraccia e nonostante uno stallo che va avanti ormai da sei anni, c’è ancora l’intenzione di rilevare per intero il progetto “Ciliegino”, quello che a detta dei vertici della cooperativa Agroverde avrebbe dovuto cambiare drasticamente il quadro occupazionale locale. Tra investitori (veri o presunti) che si sono succeduti negli anni e promesse rivolte agli espropriati, poco si è mosso. Negli ultimi mesi, invece, si è fatta concreta la possibilità che un’azienda interessata al progetto possa acquisirlo per interno. La proposta sarebbe stata formulata anche davanti al commissario Rosario Arena e ai suoi tecnici e ricomprenderebbe tutte le aree previste in origine, ovvero quelle di contrada Cappellania, Tenuta Bruca e Sant’Antonio. La società sarebbe intenzionata ad acquisirle e a pagare per intero i costi degli espropri, con garanzie certe. Nelle ultime settimane, ci sarebbero stati degli incontri tra i referenti del gruppo e la parte istituzionale, che per ora fa capo al commissario Rosario Arena. Un interesse concreto che anche i funzionari della Regione starebbero vagliando. La soluzione potrebbero consentire agli espropriati di ottenere quello che chiedono da anni, ovvero il pagamento delle indennità per la perdita dei loro terreni, occupati con l’avvio dei lavori e quasi del tutto sbancati. I contatti ci sono, ma spetta ai responsabili di Agroverde decidere se accettare l’offerta, che in questo caso li metterebbe del tutto fuori dai giochi.
Nei prossimi giorni, i rappresentanti della cooperativa agricola potrebbero rispondere ad una convocazione che sarebbe stata inoltrata dai funzionari dell’assessorato regionale all’Energia, gli stessi che hanno già avuto incontri con il commissario Rosario Arena e con i dirigenti dell’ente comunale che stanno seguendo un dossier sempre più complicato. Il maxi investimento finanziario, autorizzato forse con un po’ troppa leggerezza, avrebbe dovuto dar vita ad un polo agro-fotovoltaico, alimentato da incentivi governativi poi sfumati. Nella fase di avvio dei cantieri, politica e burocrazia non fecero una piega, consentendo di bruciare le tappe. Gli “intoppi”, però, non tardarono a farsi sentire e da quel momento tutto si fermò. Oggi, si apre l’ennesima possibilità, sempre che la prossima amministrazione comunale non abbia idee diverse.