Gela. Il sospetto è che molte dichiarazioni siano state ritratte in aula a causa di presunte pressioni ricevute. Il collegio penale del tribunale, però, ha deciso di acquisirle prima che si chiuda il dibattimento contro un operaio tunisino, che per anni ha vissuto stabilmente in città insieme alla famiglia. E’ accusato di presunte violenze. Vicende emerse dopo le segnalazioni arrivate proprio dalle vittime, che poi hanno cambiato versione, anche inviando delle missive ai pm della procura. Nel corso delle indagini, è emersa l’ipotesi di abusi sessuali su una delle figlie della nuova moglie. A chiedere l’acquisizione dei verbali è stata il pm Eugenia Belmonte. L’uomo, in base a quanto emerso durante le precedenti udienze, è stato costretto a lasciare il territorio nazionale, dopo aver ricevuto un provvedimento di allontanamento, ed è stato ricondotto in Tunisia. Il legale che lo difende, l’avvocato Davide Limoncello, in aula si è opposto all’acquisizione delle dichiarazioni, escludendo che ci siano mai state minacce o pressioni ai danni della moglie dell’imputato e delle figlie.
Stando alla difesa, anche gli atteggiamenti duri assunti dall’uomo nei confronti della figlia della consorte sarebbero stati indotti da una relazione sentimentale che la giovane pare stesse portando avanti. “Voleva impedirle di iniziare quella relazione con un uomo ritenuto un terrorista islamico”, ha spiegato ancora il difensore. Il giudizio adesso si avvia verso la decisione.