Gela. Un sacerdote immobilizzato e rapinato all’interno della sua abitazione. Un “colpo” ricostruito dai poliziotti del commissariato e adesso costato la condanna ad otto anni di reclusione al cinquantenne Roberto Asmetto. Due anni, invece, al romeno Andrei Stirbu (accusato di ricettazione). Assolto un altro romeno, Catalin Toma, che i pm della procura ritenevano uno dei rapinatori. Il verdetto è stato emesso dal collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Tiziana Landoni e Angela Di Pietro). Il sacerdote venne aggredito e bloccato con del nastro adesivo. Per il pm Eugenia Belmonte, tutti gli imputati avrebbero avuto un ruolo nella vicenda. A colpire sarebbe stato anche un minorenne. Il magistrato ha chiesto condanne per i tre finiti a processo (undici anni e tre mesi nei confronti di Asmetto, sei anni e nove mesi per Toma e due anni e sei mesi a Stirbu). Ha ricostruito l’azione e le dichiarazioni rese successivamente dallo stesso Stirbu e da un altro cittadino romeno inizialmente indagato. I difensori, però, hanno cercato di far emergere presunte incongruenze nella ricostruzione. L’avvocato Giovanni Bellino, difensore di Catalin Toma, ha sottolineato che quanto trovato dagli inquirenti non ricondurrebbe all’imputato. Il sacerdote venne immobilizzato usando del nastro adesivo prodotto da un’azienda romena e anche per questo si arrivò al ventottenne, con diversi precedenti penali alle spalle.
Il collegio, alla fine, ha accolto le indicazioni fornite dalla difesa, emettendo una decisione d’assoluzione, nonostante Toma venisse ritenuto componente del gruppo che mise a segno la rapina. Per Asmetto, difeso dal legale Giuseppe Smecca, gli elementi d’accusa hanno retto. Anche lui sarebbe entrato nell’abitazione del sacerdote, partecipando alla rapina. A Stirbu, invece, venne ritrovata una parte della refurtiva. Furono portati via soldi e anche l’auto dell’anziano sacerdote, poi ritrovata dai poliziotti.
