Gela. “Ricordo di aver accompagnato nel punto dello sversamento almeno due tecnici di Arpa”. L’ha spiegato uno dei vigili del fuoco intervenuti in contrada Armatella, lungo la statale 117 bis Gela-Catania, dove c’era stata una fuoriuscita di idrocarburi in un’area a ridosso di campi agricoli. A processo sono finiti tre tecnici di Arpa, Mario Carbone, Maria Cannas e Patrizia Biondo, accusati di aver fornito dati ritenuti alterati e legati proprio ai prelievi dei campioni effettuati dopo l’incidente. Gli idrocarburi arrivarono in superficie, a causa di una rottura alle condotte sotterranee di Enimed. Lo sversamento venne accertato sei anni fa e Enimed fece scattare le attività di messa in sicurezza della zona, a ridosso di diversi terreni. “Siamo intervenuti perché era stato accertato un notevole tanfo che arrivava dalla zona – ha detto il vigile del fuoco – poi, abbiamo individuato lo sversamento”. I difensori degli imputati hanno cercato di verificare se l’intervento fosse avvenuto quando c’era ancora la luce solare. “Non ricordo se ci fosse luce”, ha proseguito il testimone.
E’ probabile, da quanto emerso, che i prelievi dei campioni siano stati effettuati nelle ore serali, dopo l’arrivo sul posto dei tecnici Arpa. Tutti particolari che verranno valutati nel corso dell’istruttoria dibattimentale, davanti al giudice Miriam D’Amore. Parti civili sono proprio l’Agenzia per la protezione ambientale (con l’avvocato Giuseppe Laspina), il Comune (rappresentato dal legale Flavio Sinatra) e l’associazione Legambiente (con l’avvocato Giovanna Zappulla).