Gela. Ripetute violenze ai danni della consorte l’hanno portato alla condanna. Due anni e due mesi di detenzione sono stati imposti dal giudice Miriam D’Amore ad un bracciante romeno, da alcuni anni residente in città. Nell’ultimo periodo del loro rapporto, almeno in base a quanto ricostruito in aula anche dal pm Pamela Cellura, le violenze erano diventate ancora più insistite, amplificate dalla gelosia nutrita nei confronti della donna. Per queste ragioni, il pubblico ministero, a conclusione della requisitoria, ne ha chiesto la condanna. La moglie vittima si è costituita parte civile nel giudizio, con l’avvocato Francesco Incardona. Il legale ha ripercorso i rapporti turbolenti e le violenze segnalate poi dalla sua assistita. Una versione, quella delle violenze e dei maltrattamenti, che è stata messa in dubbio invece dalla difesa del bracciante, sostenuta dall’avvocato Angelo Gaccione.
Per il difensore, il rapporto sentimentale ormai incrinato avrebbe indotto la consorte ad ingigantire i fatti, che invece sarebbero stati smentiti anche dai conoscenti della coppia. Il giudice, però, ha riconosciuto la colpevolezza dell’imputato, prevedendo il diritto al risarcimento dei danni in favore della vittima.