Gela. La nota inviata agli uffici comunali dal presidente del tribunale Alberto Leone e dai rappresentanti locali dell’associazione nazionale magistrati risale ad oltre un anno fa: ma, fino ad oggi, della via Rosario Livatino sembrano essersi perse le tracce.
La pratica per intitolare l’arteria stradale antistante l’ingresso principale del nuovo palazzo di giustizia al giudice ucciso da killer di mafia nel settembre di ventitré anni fa, infatti, si è completamente bloccata.
“Da parte nostra – dice il presidente della commissione comunale toponomastica Nicolò Gennuso – è stato fatto tutto quello che prevede la legge. Purtroppo, al momento, non abbiamo notizie in merito”.
A decidere sulla legittimità dell’intitolazione dovrebbero essere i componenti delle commissioni interne alla deputazione regionale di storia patria: ma le novità sulla via Rosario Livatino stentano ad arrivare.
L’originaria richiesta era stata inoltrata proprio dal presidente del tribunale Alberto Leone: certo, dell’alto valore simbolico di una via dedicata ad un collega ucciso dalla mafia a pochi passi dal nuovo palazzo di giustizia. L’attuale via Manfredi, così, dovrebbe lasciare spazio a quella intestata al giovane magistrato crivellato dai colpi esplosi da killer di Cosa nostra.
“Noi – ammette il componente della commissione toponomastica Antonino Ventura – abbiamo spinto parecchio per fare in modo che una proposta tanto importante divenisse subito realtà. L’intitolazione sarebbe dovuta coincidere con l’inaugurazione ufficiale del palazzo di giustizia. Oggi, però, sembra tutto fermo”.
Una sorte quasi analoga a quella toccata alla lapide che avrebbe dovuto ricordare il commerciante Gaetano Giordano, a sua volta trucidato dai picciotti di Cosa Nostra.
“Un’altra proposta andata a vuoto – conclude lo stesso Ventura – la lapide sarebbe dovuta sorgere all’interno della piccola piazza già dedicata a Giordano”.