Gela. “Avevo già denunciato altri episodi e la squadra mobile mi monitorava in continuazione, anche quando sono venuti ad incontrarmi”. L’imprenditore edile Roberto Pesarini, in aula davanti al collegio penale del tribunale, ha confermato le presunte richieste estorsive che lo avrebbero dovuto indurre a concedere lavori e forniture ad aziende legate alla criminalità organizzata. A processo, sono finiti il riesino Massimiliano Sortino e l’agrigentino Mario Gattuso. Sarebbero stati loro a fare pressioni per favorire imprese di fiducia. La società dell’imprenditore aveva acquisito un appalto bandito dalla Provincia di Caltanissetta per la costruzione di uno svincolo stradale tra Tenutella e Desusino. Opera che venne successivamente completata. I due imputati avrebbero ottenuto l’autorizzazione dai clan gelesi, attraverso Maurizio La Rosa. “La Rosa avvicinò mio fratello”, ha detto ancora l’imprenditore rispondendo alle domande del pm della Dda di Caltanissetta Matteo Campagnaro.
Sono stati ricostruiti diversi incontri che hanno poi consentito di contestare le accuse ai due imputati, finiti a processo dopo molti anni da quei fatti. L’imprenditore è parte civile nel giudizio, rappresentato dall’avvocato Guglielmo Piazza.