Gela. Con il porto rifugio di nuovo inaccessibile, salvo che per imbarcazioni con pescato non superiore ai novanta centimetri, il comitato chiede che ad intervenire sia la Regione. Un’istanza ufficiale per avere un incontro con il presidente Nello Musumeci è stata inviata dai componenti. Dietro ai perenni ritardi negli interventi e a progetti che stentano a partire, compreso quello per bloccare l’insabbiamento del sito, ci sarebbero gravi inadempienze degli organi preposti. Una tesi che viene avallata anche dall’ex assessore Simone Siciliano, che torna a farsi sentire proprio sul tema. Neanche la giunta della quale ha fatto parte è mai riuscita a garantire una soluzione complessiva, ma pure in questo caso solo perché ostacolata dagli enti che non adempiono, almeno secondo la versione dell’ex vicesindaco.
“Potrebbe sembrare curioso sottolineare come la città passi dai facili entusiasmi per una notizia, quella dell’avvio tardivo della procedura per autorizzare l’allungamento del molo di ponente del porto rifugio, e che in una situazione di normalità dovrebbe rappresentare una notizia positiva, all’inesorabile disapprovazione per la notizia dell’ennesima interdizione della fruibilità ai natanti del porto rifugio. Di fatti, oltre che curioso – dice – questo sbalzo di umori non solo è giustificato ma è altrettanto significativo della reale situazione che il territorio vive da decenni, per cui ad ogni vogata in avanti c’è qualcuno che fa dieci remate indietro, e di certo il riferimento non è alla Capitanetia di Porto, che di fatti si limita ad emettere ordinanze a tutela dei natanti, ma ad un sistema, quello del comparto politico-burocratico che sembra avere tutte le intenzioni tranne quella di far in modo che Gela abbia un porto fruibile. Qualcuno potrebbe pensare alle solite illazioni pre-campagna elettorale. In realtà si tratta di fatti, sintetizzati in una diffida con intimazione a procedere nei confronti di tutti gli organi regionali preposti che contrariamente al principio di semplificazione burocratica hanno inanellato una serie di procedure, che nonostante le ingenti risorse economiche rese disponibili dal Comune di Gela, la progettualità degli interventi condivisa e partecipata con i comitati ed gli attori locali che coraggiosamente si battono da anni per avere il porto, e gli innumerevoli solleciti formali, hanno portato ad avere evidenza della pesante inerzia burocratica, che ritengo la causa principale dell’insabbiamento del porto rifugio. La domanda a cui dare risposta per disincagliare il porto dalle sabbie mobile della burocrazia è perché la protezione civile nel 2017 abbia trasmesso al Ministero dell’ambiente l’istanza di autorizzazione alla realizzazione dell’allungamento del braccio di ponente senza gli allegati progettuali, di fatti già pronti, nonostante i diversi solleciti ricevuti”.