Gela. Due anni fa, ha denunciato di essere stato vittima di un’aggressione all’interno di una cella d’isolamento del carcere di Balate, dove era detenuto. Il ventiduenne Maurizio Smorta però adesso è a processo con l’accusa di simulazione di reato. Dagli accertamenti condotti dai pm della procura, dopo la denuncia, non sarebbero emerse prove certe di un possibile pestaggio ai suoi danni. Il giovane non ha escluso che ad agire possano essere stati agenti della penitenziaria in servizio nel carcere. Ha parlato di uomini con il volto coperto che l’avrebbero aggredito mentre era in isolamento. Spiegò di aver riportato diversi lividi. Una versione che Smorta ha ribadito nel corso del tempo. Difeso dall’avvocato Salvo Macrì deve rispondere alle accuse davanti al giudice Elena Kildani. In aula, è toccato ad un finanziere dell’aliquota di polizia giudiziaria deporre. Il militare venne incaricato di effettuare verifiche e accertamenti proprio a Balate. Ha spiegato di aver acquisito documentazione anche rispetto agli agenti in servizio le notte della presunta aggressione.
La difesa ha però sottolineato possibili incongruenze nelle verifiche, dato che il sistema di videosorveglianza interna proprio in quei giorni sarebbe risultato fuori uso. Da quanto emerso, erano tre gli agenti della penitenziaria in servizio durante il turno e anche l’allarme antiaggressione non sarebbe stato funzionante. Tutti particolari che la difesa intende però approfondire nel corso del dibattimento.