Gela. Si sono difesi davanti al gip Lirio Conti che li ha sentiti nel carcere di Balate, dove sono stati trasferiti dopo l’arresto. Il cinquantasettenne Emanuele Zappotti e il trentaseienne Calogero Infurna sono accusati di aver avuto a disposizione un fucile semiautomatico, una pistola e un centinaio di munizioni. I carabinieri li hanno sequestrati all’interno dell’abitazione di Zappotti. Il cinquantasettenne però ha spiegato che erano nell’immobile già da diversi anni, senza che nessuno le abbia mai usate. Sono state trovate in bagno, avvolte in un telo. Infurna, a sua volta, ha respinto qualsiasi addebito, sostenendo di aver avuto accesso all’abitazione, dopo aver chiesto ospitalità solo per qualche giorno a Zappotti.
I due sono legati da rapporti di amicizia. Per i difensori, gli avvocati Maurizio Scicolone e Francesco Minardi, la misura di custodia cautelare in carcere va rivista, non essendoci i presupposti. I pm della procura invece hanno ribadito la necessità della custodia cautelare in carcere.