Gela. “La società manterrà ininterrotta la piena operatività, garantendo il regolare svolgimento dell’attività produttiva”. Sono i manager di Ecorigen a precisarlo dopo la sentenza che lo scorso 12 dicembre ha disposto la condanna in primo grado di responsabili del gruppo e della stessa società per la morte dell’operaio trentaquattrenne Salvatore Vittorioso, travolto da una terribile esplosione all’interno della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore. L’operaio stava lavorando al riavvio di uno dei forni che l’azienda usava per la rigenerazione dei catalizzatori esausti. Il giudice Miriam D’Amore ha emesso un dispositivo di condanna ad un anno e quattro mesi di reclusione (con pena sospesa) nei confronti di Francis Valeri (della proprietà del gruppo), di Ezio Viglianti e Giulio Bonfissuto. Una sanzione da 120 mila euro inoltre è stata imposta all’azienda. “Necessita preliminarmente sottolineare che la sentenza emessa dal tribunale monocratico di Gela – si legge in una nota ufficiale dell’azienda – riguarda un incidente sul lavoro verificatosi circa dieci anni addietro in cui ha perso la vita il dipendente Salvatore Vittorioso, addetto d’area, a causa della esplosione di un forno.
Nel corso del lunghissimo procedimento giudiziario, caratterizzato da una corposissima attività istruttoria, è stata acquisita la consulenza tecnica disposta in fase d’indagini preliminari dal procuratore della Repubblica ed in base alle cui conclusioni la causa dell’incidente va ricondotta unicamente ad un errore umano di manovra, escludendosi qualunque altra diversa ipotesi legata a difetti di costruzione o di manutenzione dell’impianto coinvolto nell’incidente. Sul punto lo stesso consulente del pm, il professore Alberto Geraci, ha escluso qualsivoglia carenza o insufficienza dei sistemi di sicurezza adottati riguardanti il funzionamento o le procedure operative dell’impianto. Conclusioni ed argomenti tutti che sono stati integralmente sposati dal consulente della difesa, la professoressa Giovanna Fargione”.
Il verdetto del giudice D’Amore ha disposto la condanna degli imputati che però sembrano pronti a ricorrere in appello. “Pur in presenza di una ricostruzione univoca della dinamica e delle conclusioni cui si è pervenuti sul piano tecnico, la sentenza di primo grado ha affermato, allo stato, la responsabilità penale dei dirigenti pro tempore e conseguentemente quella amministrativa della società – si legge ancora – sarà all’esito del deposito delle motivazioni che Ecorigen srl, la cui rilevante dimensione occupazionale è ben nota nel territorio in cui opera, unitamente ai suoi dirigenti avranno a disposizione gli elementi di giudizio per impugnare la sentenza di primo grado innanzi alla magistratura superiore, nella quale è riposta piena fiducia”. In ogni caso, il gruppo garantisce la piena continuità anche nel sito locale. “Tenuto conto, pertanto, che fino all’esaurimento di tutti i gradi di giudizio costituzionalmente previsti (in appello per il merito ed in Cassazione per i profili di legittimità) – concludono – la sentenza in oggetto non potrà avere alcuna esecutività, neanche in via provvisoria, ad Ecorigen srl preme rassicurare i propri clienti, i fornitori e le maestranze tutte”.