Gela. Non usa mezzi termini, Paolo Capici, legale dell’associazione H, che torna a denunciare la grande mancanza di interesse e rispetto nei confronti delle fasce più deboli e bisognose di aiuti e servizi come quella dei disabili. L’associazione H, nell’ultimo anno, è purtroppo stata l’unica a battersi per il riconoscimento di un diritto di fondamentale importanza per un disabile, e cioè, il servizio di trasporto da casa verso destinazioni come una palestra, un centro d’aggregazione, una visita medica. Da troppo tempo ormai il comune ha sospeso i finanziamenti che consentivano di tenere in vita il servizio, che a quanto pare, anche l’attuale commissario, che ha preso in mano le sorti della città, ritiene superfluo. Capici ci va giù forte: “Se la nomina di questo commissario, afferma il legale, era stata vista come una benedizione per la città, oggi posso solo affermare che per noi è stata solo una condanna…la condanna a restare definitivamente chiusi in casa”. Capici racconta delle tante situazioni di disabili letteralmente rinchiusi a casa da quando il servizio è stato sospeso. Vero è che nessuna legge obbliga il comune ad espletare il servizio, ma si tratta anche di buon senso e rispetto verso le fasce più deboli, le uniche che oggi stanno subendo i disagi di una gestione scellerata del denaro pubblico.
“A Gela, continua Capici, si sperperano un sacco di soldi e non si riesce a trovare neanche 100 mila euro dei 300 che venivano stanziati in passato per il servizio di trasporto disabili”. “Hanno cacciato Messinese, continua Capici, ma nulla è cambiato, si è insediato questo commissario, un uomo di chiesa, come si definisce lui, ma dei problemi nostri non importa a nessuno. A dirigere le fila della macchina comunale, afferma ancora il legale dell’associazione H, sono rimasti sempre gli stessi che continuano ad amministrare punendo i più deboli: i disabili, i bambini con la mancata refezione scolastica, il trasporto degli studenti dei quartieri periferici. In cambio, fanno ulteriormente arricchire i grandi imprenditori”.