Gela. Cosa c’è dietro l’intesa, sancita nelle scorse settimane al ministero dello sviluppo economico, sul futuro degli investimenti Eni in città? “Sotto…sotto”, secondo gli attivisti locali del Movimento cinque stelle, c’è “una classe politica
che non ha saputo affrontare problematiche come quella del pet-coke; una classe politica che davanti alle reali preoccupazioni dei lavoratori assicura la totale intransigenza, sino a gesti estremi con il famoso “ci chiuremu i puzza di petrolio”, per poi invertire rotta dopo la visita di Matteo Renzi, sancendo il fermo definitivo della raffineria”.
Politica e sindacati, in base alla posizione espressa dai grillini, sarebbero parte integrante del problema e non, invece, la vera soluzione.
“Vogliamo un tavolo – scrivono – dove si facciano proposte per il futuro e non accordi che salvano il passato ormai sconfitto; dove si parli di bioraffineria di terza generazione, con l’utilizzo di materia organica reperita anche nel territorio; di biochimica, sfruttando le grandi potenzialità della pianta del carciofo e del cardo; dove si pretenda che il petrolio estratto in città, rispettando il volere di Enrico Mattei, sia raffinato quì in impianti moderni, economicamente sostenibili e conformi alle normative di tutela ambientale”.
I cinque stelle, evidentemente, rispondono a chi li ha definiti semplicemente un nuovo partito “del no”.