Gela. Sette giorni per diagnosticare una patologia. Per stabilire che la diciottenne Martina Tandurella non è mai stata affetta da meningite ma da un vaso spasmo, riconducibile agli effetti post-parto. La vicenda rischia adesso di sfociare per le vie legali.
Una lunghissima settimana che ha costretto la giovane mamma a passare dalla gioia di mettere alla luce il primo figlio all’incubo del coma farmacologico e trascinare familiari e parenti nel limbo delle inesattezze sanitarie.
Tra ricoveri e trasferimenti è finita dall’ospedale “Vittorio Emanuele” di via Palazzi al “Cannizzaro” di Catania, passando anche per il vecchio “Garibaldi” del capoluogo etneo dove è stata sottoposta alla tac che erroneamente avrebbe diagnosticato, per la prima volta, la meningite.
“Ieri, finalmente, i medici dell’ospedale Cannizzaro di Catania hanno definitivamente scongiurato che mia moglie fosse affetta da meningite – assicura Emanuele Cauchi di 19 anni – E’ stata risvegliata dal coma farmacologico e trasferita dal reparto di Rianimazione all’unità operativa di Neurologia. Martina sta bene e non ha riportato nessuna conseguenza. Tutti gli esami finora effettuati sono risultati negativi. Nei prossimi giorni potrà tornare a casa e riabbracciare Rocco, il nostro bimbo nato il 6 novembre scorso. Questa vicenda ha rischiato di segnare il nostro cammino, sancito col matrimonio appena due mesi fa, il 17 settembre. Abbiamo appurato con mano i disagi che riguardano la sanità e, perché no, la scuola. In entrambi i casi hanno avviato interventi di disinfezione dei locali nell’incertezza, quasi a confermare una patologia mai diagnosticata”.
La famiglia Cauchi assistita dall’avvocato Giuseppe Condorelli, sta Valutando di presentare esposto per procurato allarme.
“In ospedale hanno disinfettato sia la sala parto che la stanza di degenza dove è stata ricoverata mia moglie – sottolinea Emanuele Cauchi – a scuola, nonostante l’Asp avesse scongiurato ogni tipo di contagio, hanno assecondato le richieste degli studenti con un intervento di disinfezione e due giorni di lezioni sospese”. Inoltre, il giovane ha segnalato un atteggiamento “particolarmente prudente” del medico del Pronto soccorso di via Palazzi, “dopo avere accompagnato mia moglie a Catania – conclude Cauchi – ha preferito mantenere le distanze restando fuori dalla stanza di degenza”.