Gela. L’indagine partì da un esposto presentato da Saverio Di Blasi (presidente dell’associazione Aria Nuova), i pm della procura e i finanzieri iniziarono ad approfondire il sistema di riconoscimento delle ore di lavoro straordinario in municipio. Sotto osservazione finirono i dipendenti del settore affari generali, che all’epoca era retto dall’ex dirigente Renato Mauro. Proprio le ore di straordinario sarebbero state gonfiate, almeno in base alle accuse mosse allo stesso Mauro e ai dipendenti dell’ente Rosaria Bevilacqua, Patrizia Bucceri, Luigi Buttiglieri, Lucia Severini, Salvatore Lombardo, Silvia Triberio e Grazia Catavorello. Sono tutti a processo davanti al giudice Tiziana Landoni e devono rispondere di truffa. “Abbiamo riscontrato un totale di almeno ventiquattromila euro in più rispetto a quanto accertato con i badge dei dipendenti”, ha detto in aula uno dei finanzieri che ha condotto le verifiche. L’allora dirigente avrebbe riconosciuto soldi in più per ore di straordinario che invece non sarebbero state effettuate dai dipendenti del settore. Accuse sempre respinte da tutti gli imputati e dai loro legali. I soldi, come ha spiegato il militare, sarebbero stati riconosciuti anche davanti ad un monte ore inferiore a quello previsto. “Era il dirigente Mauro – ha continuato – a firmare le note di assegnazione”.
Per le difese, però, l’indagine si sarebbe fondata su dati non conformi. Nel periodo di avvio dell’inchiesta (risalente al 2013), il sistema dei badge non avrebbe registrato per intero il numero di ore svolte dai dipendenti che si sarebbero serviti dei fogli presenza. “Abbiamo richiesto quella documentazione – ha spiegato il finanziere – ma non ci è mai stata consegnata”. Il testimone ha risposto alle domande del pm Tiziana Di Pietro e dei legali di difesa, gli avvocati Giacomo Ventura, Giuseppe Condorelli, Giuseppe Cascino e Claudio Cricchio.
Nel 2013 i dipendenti del comune della legalita firmano ingressi e uscite su un foglio perche il badge non segnava tutte le…. Che gran cazzata. Tutti licenziati chiamati a risarcire e in galera, in uno stato di diritto. Se verranno riconosciuti colpevoli ovviamente
E noi paghiamo le tasse