Gela. Avrebbe deciso di collaborare con la giustizia dopo aver fatto parte, per diversi anni, di una delle famiglie di cosa nostra vicine al gruppo retto dal boss Giuseppe Madonia. Da alcune settimane, il quarantacinquenne Roberto Di Stefano ha iniziato a rendere dichiarazioni davanti ai magistrati.
Non a caso, ieri mattina durante la prima udienza del processo a carico del giovane Saverio Di Stefano, accusato di essere il presunto responsabile della rapina messa a segno, lo scorso gennaio, all’interno del supermercato Fortè di via San Valentino: il pubblico ministero Silvia Benetti ha chiesto che le sue dichiarazioni potessero essere acquisite.
Una proposta, comunque, bocciata dal collegio presieduto dal giudice Paolo Fiore. Di Stefano, quindi, sarebbe a conoscenza di nuovi particolari legati all’attuale struttura criminale presente in città, basata prevalentemente sulle azioni organizzate e messe a segno da giovani o giovanissimi.
Roberto Di Stefano ha diversi precedenti a suo carico: dallo spaccio di sostanze stupefacenti alle estorsioni. Al momento, viene valutato alla stregua di un dichiarante. In ogni caso, sembra che i magistrati, compresi quelli della locale procura, siano molto interessati alle informazioni emerse dai primi colloqui avuti con il quarantacinquenne.
Non è da escludere che Di Stefano possa, con il riscontro alle dichiarazioni rese, ottenere lo status di collaboratore di giustizia a tutti gli effetti.
Si tratterebbe di un nuovo caso dopo quelli, anche più plateali, legati alla scelta di collaborare con la giustizia ufficializzata da leader storici dei gruppi di mafia locali.