Gela. E’ uno dei tanti operai dell’indotto Eni che dopo la crisi e i tagli ha dovuto reinventarsi e costruire una vita lontano dalla città, in Lombardia. Davide Cacioppo, dopo quindici anni di lavoro nel sito locale e il licenziamento, adesso vive stabilmente nella zona di Milano insieme alla sua famiglia e ha scritto alla nostra redazione. “C’è una cosa che però mi manca ed è la mia città – si legge nella sua lettera aperta – io amo Gela e fino a qualche tempo fa vedevo solo i pochi aspetti positivi. Oggi, invece, vedo solo i lati negativi che risultano ancora più evidenti per chi vive ormai in altri luoghi. La vicenda Eni tocca tutti perché ogni famiglia ha almeno un malato su cui vegliare. Personalmente, so cosa significa. Ho perso molti amici e parenti. Conosco persone che devono affrontare la malattia dei loro figli. Troppi giovani sono volati via. Troppi bambini soffrono per colpa di chi ha danneggiato un intero sistema. Ho piena fiducia nella magistratura e se qualcuno ha sbagliato allora è giusto che paghi. Non capisco perché il governo non intervenga immediatamente dopo quanto sta emergendo in questi giorni”.
Da emigrato, uno dei tanti che ha dovuto lasciare affetti e rifarsi una vita, l’operaio non rinuncia a sperare. “Spero che un giorno non troppo lontano – conclude nella lettera – la mia Gela ridiventi la bella Gela di un tempo. Oggi, però, tanti come me sono costretti a rifarsi una vita per dare un futuro alla propria famiglia”. Una città che continua a perdere “figli” e a non avere un futuro certo, in attesa che le parole si trasformino in fatti.