Gela. Presunte violazioni nella gestione tecnica della discarica di Timpazzo. Accuse che sono costate il giudizio all’attuale commissario liquidatore dell’Ato Cl2 Giuseppe Panebianco. L’ente gestisce ancora il sito di conferimento. Per il professionista, però, è arrivata l’assoluzione pronunciata dal giudice Miriam D’Amore. In aula, sono cadute le contestazioni mosse dai pm della procura. L’indagine venne avviata dopo una serie di sopralluoghi effettuati in discarica dai tecnici dell’Arpa che ipotizzarono anche un presunto inquinamento della falda acquifera. Dai rilievi condotti, attraverso un perito di parte, è però stato dimostrato che nell’area della discarica non esiste alcuna falda sottostante. Inoltre, i presunti sversamenti di percolato non sarebbero stati altro che l’accumularsi di acqua piovana. Neanche rispetto alla tenuta delle vasche sono poi emersi possibili casi di infrazione delle norme in materia. Una richiesta di assoluzione è arrivata dal pm Pamela Cellura per la gran parte dei capi di imputazione.
Il pubblico ministero ha chiesto la condanna al pagamento di un’ammenda da 11 mila euro solo rispetto ad alcune ipotesi di violazione dell’autorizzazione integrata ambientale. I legali di Panebianco, gli avvocati Maria Licata e Agatino Cariola, però, sono riusciti a dimostrare, punto per punto, l’assoluta osservanza dei dettami dell’autorizzazione integrata ambientale. Lo stesso Panebianco ha spiegato di aver garantito gli interventi di messa in sicurezza, informando costantemente i funzionari della Regione. Una ricostruzione che ha convinto il giudice Miriam D’Amore, che ha emesso un verdetto di assoluzione per tutti i capi di imputazione.