Gela. Rifiuti e fusti trovati in un magazzino all’isola 15 della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore ma anche gli accertamenti medici condotti su diversi operai dell’indotto colpiti nel corso del tempo da gravi patologie. In aula, davanti al giudice Miriam D’Amore, sono stati sentiti un militare della capitaneria di porto che svolse diverse indagini scattate da segnalazioni sulla presenza di amianto in raffineria e uno dei periti che ha analizzato le cartelle cliniche dei lavoratori esposti. Tra le accuse che vengono contestate dai pm della procura, c’è anche l’omicidio colposo dell’ex operaio Domenico Biondo. A processo, ci sono Giovanni Catalano, Salvatore Ruvio, Salvatore Ferlenda, Antonio Catanzariti, Pasqualino Grandizio, Gregorio Mirone, Giancarlo Fastame, Giorgio Clarizia, Ferdinando Lo Vullo, Giuseppe Genitori D’Arrigo, Francesco Cangialosi, Renato Morelli, Mario Saetti, Arturo Borntraeger, Giorgio Daumiller, Giovanni Caltabiano, Giuseppe Farina, Vito Milano, Salvatore Vitale, Luciano Di Buò, Salvatore Marangi, Antonio Fazio, Umberto Vanini, Giuseppe Di Stefano e Giuseppe Lisciandra.
Proprio il perito ha confermato la connessione tra le patologie da asbesto e la presenza di amianto in fabbrica. Sono stati due i casi valutati in aula, con il perito che ha risposto alle domande del pm Eugenia Belmonte, dei legali di parte civile e di quelli degli imputati. Parti civili nel procedimento sono i lavoratori aderenti all’Ona, rappresentati dai legali Davide Ancona e Lucio Greco. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giacomo Ventura, Giovanna Cassarà, Angelo Urrico, Gualtiero Cataldo, Alessandra Geraci, Carlo Autru Ryolo, Attilio Floresta, Maria Elena Ventura, Pietro Granata e Luca Mirone.