“I morti non si compensano”, i dubbi sull’industria 2.0 e i “rifiuti” di Eni

 
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Gela. Se qualcuno si aspettava risposte esaustive probabilmente si era illuso o ha sbagliato incontro.

Il teatro Eschilo ha ospitato un incontro-confronto su temi su cui si incentra il futuro della città post raffinazione. Le sorti di Gela erano state già decise nelle stanze chiuse del Mise, ministero dello Sviluppo economico, lo scorso 6 novembre. Sperare che dall’evento promosso con grande dedizione e cura dei particolari dal Movimento giovanile Macchitella uscissero fuori le risposte sul perchè si è giunti a tutto questo o se si potesse ottenere di più, era fuori luogo.

Le strategie comunicative di Eni. Inutile prendersela con l’Ad di Rage, Carlo Guarrata, o l’Ad di Enimed, Massimo Barbieri. Non sono loro i responsabili di 60 anni di scempio ambientale a Gela. Non sono stati sicuramente loro a barattare l’ambiente e la salute con posti di lavoro o committenze ad aziende vicine a taluni amici della politica locale e non. Il danno è già stato fatto e l’incontro dell’MgM rappresentava solo l’occasione per capirne di più.

I manager Eni hanno annunciato l’insediamento di tre nuovi progetti all’interno della Raffineria di Gela (RaGe) con le opere di compensazione legate all’investimento di 2.2 miliardi di euro per la riconversione Green della fabbrica. “Stiamo vagliando progetti per nuovi insediamenti produttivi – assicura Carlo Guarrata, amministratore delegato Rage – Si tratta di una piattaforma logistica dei rifiuti, un sistema di termovalorizzazione dei rifiuti e di un impianto di produzione di biocarburante a partire dalla paglia”. 

Per rendersi conto come verranno spesi i 32 milioni di euro di “compensazione”. Guarrata in tal senso è stato chiaro: “I progetti li proporrà l’amministrazione comunale”. Progetti che secondo il protocollo del 6 novembre dovevano essere predisposti entro 60 giorni dalla firma. I due mesi sono passati. Quali sono? chi li ha decisi?

Le proteste contro preti e trivelle. A dare il “benvenuto” ai relatori sono stati gli attivisti di Forza Nuova, che hanno esposto uno striscione eloquente. “Fuori i preti dalla politica gelese”, con chiaro riferimento a don Giuseppe Fausciana. Assenti Silvio Ontario (presidente Giovani Imprenditori Confindustria Sicilia), e il giornalista Salvatore Parlagreco. Francesco Pira ha moderato i lavori. In sala anche alcuni rappresentanti del movimento “No Eni, no triv”.

” Non siamo in ritardo sui tempi – ha sottolineato Guarrata – Contiamo entro la prima metà del 2015 di far partire i primi cantieri. Questo periodo di passaggio, lo ammetto, è difficile, ma non deve essere vissuto con tormento perché porterà soltanto una crescita al territorio in termini di sviluppo industriale e di attrazione di investimenti”. “I gelesi devono sfruttare al massimo le opportunità che gli sono state date. Gela ha la possibilità di diventare la più grande industria verde e anche un polo di formazione importante”, ha detto Massimo Barbieri, Ad di EniMed Spa.

Gela non è Termini Imerese. Pietro Lorefice di Legambiente ha sottolineato “che paragonare Gela e Termini Imerese è sbagliato perchè Eni ha devastato questo territorio, e non lo dico io ma l’Oms. Non conosciamo i cronoprogrammi. Lo scotto che vogliamo pagare lo vogliamo capire in termini concreti. Di questi 800 ettari di superficie quanti ne verranno bonificati e rimesse in produzione con il bio-diesel e la lavorazione delle alghe?”.

I morti non si compensano. “L’inquinamento pregresso e le politiche industriali non possono compensare i malati di cancro ed i morti. Non vogliamo l’elemosina ma poter risorgere sfruttando le nostre risorse e le nostre competenze”, ha detto Luca Alessi, giovane laureato che sogna di tornare a lavorare nella sua città.

I giovani dell’MgM hanno raccolto le domande che i cittadini hanno registrato sul sito “Tensivamente.it” e consentito (forse con ritardo e con poco spazio) a chiunque in sala di prenotarsi ed intervenire.

Francesco Greco, coordinatore della seconda edizione del Meeting del Mediterraneo, ha risposto ai maliziosi che sui social chiedevano conto delle spese dell’evento. “Abbiamo speso in totale 500 euro, documentabili, il confronto non si fa solo sui social network ma in incontri come questo”.

L’uso delle royalties. Nuccio Di Paola è un giovane informatico che ha creato app di successo. “Credo molto nell’autoimprenditorialità e nelle idee. In molti parlano che i giovani devono credere in se stessi e non devono più pensare al posto fisso. Ma allora mi chiedo che fine hanno fatto tutti i soldi che sono stati riversati nel nostro comprensorio per creare sviluppi economici alternativi all’industria e che fine faranno quelli che dovranno essere riversati? Piazzette, fontane, metropolitane, aeroporti… In più persone abbiamo fatto la stessa domanda… Si chiede trasparenza e non decisioni prese in segrete stanze e le tecnologie di oggi ci vengono in aiuto! Piattaforme web, opendata…

Lucio Greco e Domenico Messinese hanno criticato il protocollo del 6 novembre, ritenuto iniquo, quasi un elemosina per il territorio. Il sindaco lo ritiene il miglior risultato possibile. In serata la festa del movimento giovanile Macchitella, con il coro Soundrise e le premiazioni. La sensazione rimane però la stessa: l’industria 2.0 salverà la città o sarà solo specchietto per le allodole?

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