Gela. Si è aperto un vero e proprio caso tra i lavoratori dell’azienda Smim, impegnata nell’indotto della fabbrica Eni.
Questa volta, però, i problemi non riguardano il rapporto fra operai e proprietari del gruppo: bensì, quello fra gli stessi lavoratori e i funzionari dell’Inps.
Da diversi mesi, ormai, gli operai costretti alla cassa integrazione straordinaria non riescono ad ottenere quanto dovutogli dalle casse dell’istituto di previdenza. I ritardi, infatti, sono costanti.
Una questione che sta allarmando anche i rappresentanti sindacali interni all’azienda. Telefonate su telefonate al centralino dell’Inps non sono servite a sbloccare la situazione.
Dall’istituto di previdenza, fanno sapere che i ritardi, in alcuni casi, possono anche essere fisiologici: legati ai tempi d’analisi delle pratiche. Alcuni lavoratori, però, dal’inizio dell’anno, non riescono più a ricevere i contributi legati agli ammortizzatori sociali. In cassa integrazione e senza soldi: la quotidianità per alcuni di loro inizia a farsi molto pesante. Sono stati soprattutto i rappresentanti sindacali interni alla Smim a cercare di ottenere chiarimenti dai funzionari dell’Inps: fino ad oggi, però, la questione non ha trovato alcuna soluzione.
In diversi casi, pur di ottenere maggiori chiarimenti, sono stati necessari i viaggi in direzione della sede di Caltanissetta dell’istituto di previdenza. Nonostante ciò, niente si è mosso: l’orizzonte, così, continua ad essere decisamente cupo.
A questo punto, gli operai in cassa integrazione non escludono proteste più veementi pur di ottenere, con regolarità, ciò che gli spetta.