Gela. I leghisti locali, dopo i numeri in crescita vertiginosa alle scorse legislative, sembrano mirare ad un ruolo non marginale nell’eventuale coalizione di centrodestra che si presenterà agli elettori. Fino ad ora, però, il cammino dei salviniani in città è andato a fasi alterne, anche a causa di diktat che di volta in volta sono stati imposti dai vertici palermitani e romani. Al momento, è molto complicato capire chi dovrà guidare un gruppo locale che dopo il “botto” elettorale di qualche mese fa ha continuato a fare proseliti, con la nascita di più circoli. “La collocazione naturale della Lega è nel centrodestra – dice Antonio Giudice che tre anni fa è stato candidato a sindaco per i salviniani – alleanze ampie? Per ora, è una vicenda che sta riguardando Forza Italia e il Pd. Andare insieme ai dem non credo sia un percorso politico che possa interessare alla Lega. Forse, potrebbe esserci la possibilità di un dialogo tra pezzi locali del Pd e di Forza Italia. Non è però un tema che mi appassiona”.
Per Giudice, tutto rimarrà congelato almeno fino al verdetto del prossimo 25 ottobre, quando i giudici del Tar di Palermo si pronunceranno sul ricorso presentato dall’ex sindaco Domenico Messinese. “Quella decisione sarà fondamentale – conclude – solo avendo certezze su ciò che accadrà in municipio, sarà poi possibile organizzare la vera e propria campagna elettorale. Comunque, il centrodestra deve avere la capacità di scegliere senza interferenze esterne. Devono essere gli esponenti locali a decidere”. Un monito che arriva in una fase molto complessa, con tante segreterie cittadine che devono fare i conti con desiderata politici “esterni”, a cominciare proprio dai leghisti.