Le estorsioni dei Rinzivillo a Roma, in aula i primi testimoni: incarico per le intercettazioni

 
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Gela. Avrà sessanta giorni per depositare la perizia sul contenuto delle intercettazioni, usate dagli investigatori per risalire agli interessi dei presunti affiliati al gruppo Rinzivillo attivi nella zona di Roma. L’incarico è stato affidato ad un tecnico, scelto dai giudici del collegio penale del tribunale capitolino, davanti ai quali si sta tendendo il dibattimento scaturito dal blitz “Druso”. In base alle accuse, ci sarebbe stato l’intervento degli esponenti del clan, adesso guidati da Salvatore Rinzivillo (già condannato per questi fatti), per mettere a posto le titolari di un’azienda di ingrosso d’ortofrutta e quello di un locale di via Veneto. Dopo le condanne imposte dal gup, si è aperto il giudizio per gli imputati che hanno deciso di non essere giudicati con riti alternativi. Si tratta del gelese Santo Valenti , di Salvatore Iacona, Marco Mondini, Ettore Spampinato, Biagio Ehrler e Arianna Ursini.

I pm della Dda di Roma e quelli di Caltanissetta ritengono che gli interessi del clan, dopo l’intervento di Salvatore Rinzivillo (fratello degli ergastolani Antonio e Crocifisso), non fossero limitati a Gela e al territorio siciliano, arrivando anche nella capitale, dove già in passato il gruppo era riuscito a muoversi. L’inchiesta “Druso” è parallela a quella ribattezzata “Extra Fines”, invece coordinata dai pm nisseni. A dicembre, toccherà ai primi testimoni che deporranno nel giudizio romano.

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