Niscemi. Ergastolo ad Antonio Rinzivillo e Salvatore Calcagno. Trent’anni di reclusione, invece, ad Alessandro Barberi e Salvatore Burgio. I gelesi furono tra i responsabili dell’azione di fuoco che condusse all’uccisione dell’imprenditore niscemese Francesco Pepi. Venne ammazzato il 14 febbraio del 1989, il giorno di San Valentino. Gli investigatori ricostruirono l’azione di morte a conclusione dell’inchiesta “San Valentino-Revenge”. Adesso, arriva la conferma dalla Corte di Cassazione. I familiari dell’imprenditore hanno sempre seguito tutte le fasi processuali, costituiti parti civili con gli avvocati Lucia Spata e Natalia Conti.
L’omicidio venne decretato dai vertici di cosa nostra perché Pepi non solo si era opposto alle richieste estorsive ma avrebbe anche rifiutato di mettere a disposizione i mezzi della propria azienda per carichi di armi e droga commissionati dai clan. Ai familiari è stato riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni e già da tempo ne è stato decretato lo status di vittime di mafia.