Gela. La droga viaggiava da Catania per raggiungere tutte le piazze di spaccio della città. Dall’esito dell’indagine “Bombola d’oro”, emerge uno spaccato fatto di tanta offerta e di altrettanta domanda.
Ogni due mesi, il gruppo che sarebbe stato capeggiato dal ventinovenne Luigi Morinello riusciva a piazzare almeno settecento grammi di cocaina.
Un investimento apparentemente sicuro che, per questa ragione, necessitava di un’organizzazione capillare.
Così, lo stesso Luigi Morinello, dipendente di una rivendita di bombole di gas a pochi metri dalla stazione dei carabinieri di via Venezia, si sarebbe servito di uomini fidati. Il corriere più attivo, stando agli investigatori, era il quarantanovenne Angelo Bellomia, ufficialmente venditore ambulante.
Sarebbe stato lui ad effettuare buona parte delle trasferte verso Catania. Avrebbe avuto contatti talmente fidati da permettergli l’acquisito, a prezzi di favore, d’ingenti quantitativi di polvere bianca. Il suo primo arresto, messo a segno nel marzo dello scorso anno, indebolì, e non poco, la struttura organizzata da Morinello.
Sarebbe stato proprio il dipendente della rivendita di bombole a chiedere ad alcuni parenti del suo corriere di fiducia la disponibilità a sostituirlo nelle trasferte etnee. I maggiori punti di spaccio sarebbero stati quelli di contrada Scavone e del centro storico. A Scavone, il riferimento, in base all’inchiesta, era l’abitazione del trentenne Nunzio Attardi.
Decine di clienti, ripresi dai carabinieri, frequentavano la zona per ottenere le dosi richieste. Sarebbe bastato contattare il presunto spacciatore per avere la merce. Durante le conversazioni telefoniche intercettate dagli inquirenti, gli indagati avrebbero spesso parlato di documenti per l’acquisto di abitazioni.
Un codice per coprire il vero interesse, la droga. Anche la ventisettenne Cinzia Valenti, moglie di Nunzio Attardi, è stata sottoposta ad indagine: i magistrati le hanno imposto l’obbligo di firma.
Nel centro storico, invece, la droga sarebbe stata smerciata dal trentenne Angelo Marino, già arrestato dai carabinieri del reparto territoriale nel febbraio di un anno fa. In quell’occasione, gli investigatori trovarono nove dosi di cocaina a bordo della sua Renault Twingo. In base alle indicazioni fornite dagli inquirenti, buona parte degli arrestati avrebbe optato per l’affare cocaina pur avendo un’attività lavorativa già avviata.
Come nel caso del ventisettenne Antonio Radicia e del ventitreenne Giuseppe Domicoli, gestori di un bar in via Francesco Crispi.