Gela. Il campo del centrosinistra locale, in vista di probabili elezioni amministrative anticipate, è decisamente scarno. Dopo il ciclone che ha travolto tanti gruppi di quest’area, che fino a tre anni fa dettavano legge alle urne, oggi la situazione è decisamente cambiata. Il Pd sta cercando di capire quale possa essere l’assetto migliore nel tentativo di evitare una sconfitta (che tanti danno già come preannunciata). Anche per questo motivo, la segreteria cittadina retta da Peppe Di Cristina sembra disposta a giocarsi la carta delle alleanze non confinate al solo territorio di centrosinistra. Per il resto, poco altro. Anche in casa Sicilia Futura, il movimento fondato dall’ex ministro Salvatore Cardinale, saranno settimane decisive. Il gruppo consiliare ha dato un apporto pesante al fronte della mozione di sfiducia ma gli interlocutori, all’indomani della cacciata dell’ex sindaco Domenico Messinese, vanno ancora trovati. In quest’inizio di campagna elettorale, seppur a scartamento ridotto, qualche esponente del gruppo locale sembra già essersi avvicinato ad altri progetti. “Questa sera, riunirò i nostri esponenti – dice il segretario cittadino Franco Giudice – valuteremo il da farsi. Per ora, non c’è alcuna decisione”.
Sicilia Futura ha potuto contare su tre consiglieri comunali, gli ex dem Giuseppe Ventura e Antonino Biundo oltre a Cristian Malluzzo (alle scorse amministrative eletto nella lista pro-Fasulo “Gela Città”). “Il gruppo è ancora solido – spiega invece Antonino Biundo – abbiamo un segretario e decideremo insieme a lui. Mi pare difficile azzardare delle ipotesi. Il dialogo è sempre importante anche con altre forze politiche. Un confronto con il Pd? Personalmente, lo reputo difficile. Io e Giuseppe Ventura ci siamo allontanati dal partito perché non abbiamo mai condiviso le scelte della segreteria Di Cristina. Non credo che ci siano spazi per un riavvicinamento. In ogni caso, tutto è ancora aperto”. Se Sicilia Futura virasse verso il tentativo di pacificazione con i dem locali, potrebbe ricrearsi un’inattesa convergenza tra chi nel Pd è rimasto e quelli che invece l’hanno abbandonato perché contrari alla guida degli uomini di fiducia di Di Cristina. Se invece gli ex dem prendessero armi e bagagli transitando nel centrodestra, sarebbe l’ennesimo capovolgimento di fronte (favorito dalla totale assenza di vincoli d’appartenenza politica).