Gela. Sono state pubblicate le motivazioni con le quali i giudici della Corte di Cassazione hanno confermato le condanne imposte a Giuseppe Madonia, Antonio Rinzivillo, Salvatore Gerbino e Cataldo Terminio. I quattro erano accusati di aver avuto un ruolo determinante nella faida di mafia che a cavallo tra anni ’80 e ’90 arrivò anche nell’hinterland milanese. Le famiglie gelesi, già all’epoca, avevano assunto un ruolo determinante nelle strategie mafiose di quella zona. Gli investigatori ricostruirono gli omicidi di Gaetano Carollo, Alfio Trovato e Carmelo Scerra. Un anno fa, nel processo d’appello bis (successivo ad un primo annullamento della Corte di Cassazione), i giudici della Corte d’assise d’appello di Milano avevano deciso per l’ergastolo. Le difese avevano ottenuto una parziale riapertura dell’istruttoria, con l’esame di Calogero Pulci.
Le accuse, però, hanno retto. I verdetti di condanna sono stati impugnati di nuovo in Cassazione dai legali di difesa, gli avvocati Flavio Sinatra, Giuliano Dominici e Luigi Colaleo. Nelle trentanove pagine delle motivazioni, però, i magistrati romani respingono la ricostruzione fornita dai difensori, ribadendo quanto già deciso un anno fa dai giudici d’appello milanesi. Gaetano Carollo venne freddato a Liscate nel giugno del 1987. Carmelo Scerra morì sotto i colpi dei killer due anni dopo mentre l’azione di morte ai danni di Alfio Trovato scattò nel maggio del 1992. Tutto sarebbe scattato proprio a causa di tensioni interne per la leadership di cosa nostra nel nord Italia.